Il Cav gode per Grillo e apre a Casini

Dalla Rassegna stampa

Sopravvivere fino a dicembre. Per poi rigenerarsi con l'anno nuovo. Ecco, questa è la strategia di Silvio Berlusconi: «Da gennaio le elezioni anticipate non saranno più un rischio, faremo le cose che vogliamo e ci presenteremo al Paese con straordinarie riforme». A sorpresa, il presidente del Consiglio si presenta alla riunione del gruppo parlamentare Pdl. Chiede disciplina ai suoi deputati fino a Natale. Se Silvio mangia il panettone quest'anno, prenota anche quello del 2012.

Il ragionamento è semplice: se la maggioranza tiene botta nei prossimi due mesi, si chiude la finestra temporale utile per il voto in primavera. A quel punto, nei piani berlusconiani, si andrebbe dritti alla scadenza naturale della legislatura: «Io ci credo ancora al voto nel 2013, anche voi dovete avere la stessa voglia di fare e combattere forte di quando siamo scesi in campo». Alle urne, annuncia il premier, il centro destra si presenterà con una novità: «L'acronimo Pdl non comunica niente, non emoziona, non commuove. È il caso di cambiare nome al partito».

La necessità deriva anche da un possibile contenzioso con Fini sull'utilizzo del simbolo. Berlusconi è sicuro che il presidente della Camera non glielo lascerà usare. Allora si cambia: «Ma non con una mia lista personale, "Forza Silvio" non esiste». Il partito rimane «quello dei moderati italiani nell'ambito della famiglia del Ppe». Avrà un nome nuovo, questo sì: «Stiamo valutando due o tre ipotesi, accettiamo suggerimenti».

Nel frattempo la maggioranza modificherà le regole di voto per scongiurare il referendum: «Siamo disponibili a cambiare la legge elettorale con l'introduzione delle preferenze». Un'operazione che potrebbe riavvicinare l'Udc, Silvio ci conta: «Se alle elezioni andassimo con loro prevarremmo certamente», motivo per cui «non ho mai risposto alle dichiarazioni spiacevolissime che Casini e Cesa fanno sulla mia persona». I cattolici? Silvio fa capire che sta provando a ricucire con il Vaticano. «Ma io sono il presidente del Consiglio, non il Papa» e sedere a Palazzo Chigi non presuppone alcun voto di castità. E se emerge che Berlusconi ha ecceduto con l'edonismo è «perché la mia vita privata è stata messa sotto controllo. Faccio ciò che fanno gli altri. Più o meno. Più....», autoironizza tra le risate. «Mi hanno accusato di tutto, tranne di essere gay...», scherza ancora. Poi torna serio: se ha perso in popolarità non è solo per le inchieste, ma anche perché ha comunicato male i risultati del governo. Sullo sviluppo per esempio: «Abbiamo fatto trenta norme per le imprese, io me ne ricordo solo quattordici. Figuriamoci un cittadino normale...». Allora allungare la vita del governo, per Berlusconi, significa anche avere tempo per fare le riforme e riguadagnare terreno nei sondaggi: «Giustizia, fisco, architettura istituzionale», perché «il premier non conta niente». Non può neanche «dimissionare i ministri», anzi: «Questi possono ridere in faccia al presidente del Consiglio». Il riferimento è a Giulio Tremonti, è chiaro. Da via XX settembre però Silvio vuole novità, a partire da Equitalia: «Con la sua azione ci sta facendo perdere tantissimi voti, così com'è non va bene». Ciononostante i sondaggi non sono così malvagi: «Siamo sopra il centrosinistra di 4 punti» e poi Silvio ha trovato un alleato involontario in Beppe Grillo: «Lunga vita a lui», scherza, «il 95 per cento dei suoi voti sono sottratti alla sinistra».

In serata, spazio anche al giallo: una nota dei Radicali annuncia l'invio a Palazzo Grazioli di una delegazione guidata da Marco Pannella. Pochi minuti dopo arriva la smentita dello stesso Pannella: «Io da Berlusconi non ci sono andato».

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