Cattolici bifronti

Paurosi. Autorevoli cattolici si sono I recentemente spesi perché il governo assicuri alle famiglie, quelle in atto e quelle da promuovere, una consistente riduzione della spesa per pannolini, biberon e altri prodotti per l'infanzia; Associazioni per la Vita si danno da fare perché l'infido Monti (non si capisce bene quanto cattolico e quanto laico, con quella moglie che non fa l'inchino e non bacia la mano al Papa) e poi il Parlamento varino le leggi da loro auspicate in materia di valori etici e "pro life", tipo la difesa della famiglia naturale dall'intrusione gay e l'obiezione di coscienza allargata a portantini e farmacisti; altri cattolici di varia denominazione si incontrano e/o si scontrano - con filiere di riferimento anche vaticane - per tentar di riportare in vita la Balena Bianca nel cui onnivoro ventre attirare quella entità sociopolitico-culturale-etica che è il moderatismo (moderatume?) nazionale. Tutti progetti e aspirazioni leciti, qualcuno persino interessante, ma tutti con un forte sentore difensivo. Niente di coraggioso e innovativo. Questi cattolici evocano la minaccia del relativismo dilagante e dei cosiddetti "nuovi diritti" contro i quali esigono, stando a una loro esponente, un sovrappiù di vigilanza e un po' anche di repressione. Affaticati come tanti Sisifo, si mantengono guardinghi, su posizioni di arroccamento, finendo col rassomigliare alla guarnigione della fortezza narrata nel "Deserto dei Tartari" da Dino Buzzati. Io ricordo i tempi, e le figure, di un De Gasperi in Italia o di un Adenauer in Germania: cattolici, ma decisi a sporgersi oltre i confini dei rispettivi paesi e fedi, con l'occhio e il cuore nell'agone europeo. L'Europa di oggi, in piena e profonda crisi, avrebbe urgente bisogno, penso, di analoghe figure, purtroppo di De Gasperi e di Adenauer restano solo evanescenti ricordi. Per fortuna, da qualche tempo non viene più invocato il ritorno alle "radici cristiane" del Vecchio continente. Almeno questo ci viene risparmiato. Con i problemi che devono essere affrontati, la ricerca e la promozione di quelle ipotetiche radici potrebbe apparire come una seccante perdita di tempo. Il neo presidente francese, Hollande, ci sembra pronto a farne fascine per il fuoco: nel suo ministero sono presenti, se non andiamo errati, nomi dal suono probabilmente islamico. Senza pregiudizi. Hollande non si preoccupa delle radici, si preoccupa delle fronde.
Fortuna che c'è l'America
Coraggiosi. La questione dell'identità ossessiona i conservatori d'ogni sorta. Costoro hanno orrore di ogni forma di mescolanza, di contaminazione, e non parliamo poi di meticciamento. Una delle obiezioni ricorrenti alla unificazione dell'Europa è che i suoi popoli, con le loro tradizioni, lingue, culture, ecc., sono troppo differenti e distinti l'uno dall'altro, così da rendere impossibile e anzi indesiderabile la caduta totale delle reciproche frontiere. Intanto però apprendiamo che negli Stati Uniti, nel 2011, i neonati bianchi non ispanici sono stati meno della metà dei due milioni di nuovi nati. Le minoranze di ieri sono diventate, dinanzi all'anagrafe, maggioranza, il 50,4 per cento. Un quotidiano italiano racconta addirittura che in una high school della città di Salinas, a sud di San Francisco, sono rimasti solo due studenti bianchi anglofoni, gli altri parlano spagnolo o addirittura un qualche dialetto delle montagne interne messicane. Fra i tanti meriti americani cui facciamo sempre elogi sperticati questa apertura al diverso, questa capacità di meticciamento viene raramente menzionata. Sembra un elemento marginale, e comunque lo rimuoviamo, vogliamo impedire che metta in difficoltà l'avversione per il multiculturalismo e l'esaltazione dell'identità. Si fa finta di non ricordare che già negli anni Sessanta esplose in America una rivoluzione culturale che vide l'integrazione dei diritti delle minoranze nere, fino ad allora escluse e segregate. La lotta per l'integrazione dei neri era un segmento della più generale campagna per i "nuovi" diritti civili, degli omosessuali, delle donne e dei pellerossa fino ad allora confinati nelle riserve e nella miseria. Ma l'intera storia degli Stati Uniti è storia di integrazioni successive, perfino di fenomeni antisociali come la mafia italiana, assurta a soggetto di un'epica grandiosa, letteraria e cinematografica. Assieme agli italiani conquistarono un posto al sole ebrei e portoricani, tedeschi e irlandesi, abbattendo per sempre i confini del popolo "wasp", "white, anglo-saxon, protestant" fino ad allora orgogliosamente e solitario interprete dell'epopea americana. Con sollievo apprendo però dallo stesso giornale che nel comune di Arzignano - il distretto delle concerie di Vicenza dove lavorano solo extracomunitari e affini - nel 2010 le nascite da genitori entrambi stranieri sono state il 45 per cento, e se nel calcolo inseriamo anche i figli di coppie miste il 50 per cento viene ampiamente superato. Beh, riconosciamolo: sul tema dell'integrazione - almeno quella umana, più che quella culturale dove diffidenze e resistenze permangono - i cattolici italiani si comportano bene, sono persino all'avanguardia. Contraddittoriamente con se stessi, forse, ma questi sono problemi loro.
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