Caso marò, segnali di pace dall'India

Dalla Rassegna stampa

Processo breve di due o tre mesi e attenuante della “buona fede” per i marò Latorre e Girone. Esclusa la pena di morte. Il nuovo segnale di pace arriva in coincidenza con la nascita del governo Letta dal ministro degli Esteri di New Delhi, Salman Khurshid, che ieri in Russia ha voluto fugare «dubbi e confusioni». Letta sembra quasi rispondergli quando alla Camera annovera l’India tra i nuovi “giganti” con Cina e Brasile e aggiunge: «Lavoreremo per trovare una soluzione equa e rapida alla dolorosa vicenda dei fucilieri di Marina trattenuti in India, che ne consenta il legittimo rientro in Italia nel più breve tempo possibile».

INDAGA L’ANTITERRORISMO
I nostri marò, accusati di aver ucciso due pescatori del Kerala scambiati per pirati un anno e due mesi fa, risiedono in ambasciata e dovranno sottoporsi a nuove indagini da parte della NIA (National Investigation Agency), l’Antiterrorismo, per poi essere giudicati da un tribunale speciale. «Fiduciosa» la nostra neo-titolare degli Esteri, Emma Bonino. «Ho seguito il dossier dei marò. L’India è un grande Paese, uno Stato di diritto: dobbiamo ascoltarci reciprocamente. Ci sono state slabbrature da molte parti che devono essere verificate. Spero in un nuovo inizio, nel rispetto reciproco dei ruoli. Avremo una soluzione com’è giusto che sia».

IL NUOVO GOVERNO
Un vero e proprio reset. Khurshid auspica «che il nuovo governo in Italia abbia successo e credo che lo avrà. Avete un premier di centro-sinistra, molte donne, gente giovane». Sarà bene che la Bonino venga «presto e adeguatamente informata sul caso dei marò, per metterlo nella giusta prospettiva e andare avanti». L’Antiterrorismo non agirà in base alla sua legge istitutiva, il Nia Act, che prevede la morte per reati di terrorismo come la Sua, la legge sulla sicurezza del mare. I giudici agiranno «in base all’ordinanza della Corte Suprema» ritagliata sul caso particolare...

NON RISCHIANO L’ESECUZIONE
Negli ultimi 10 anni ci sono state solo 2-3 esecuzioni, in gran parte per terrorismo o per l’uccisione di molte persone». I punti a favore dei marò sarebbero che «non hanno ucciso molte persone», «è un bene per loro e per l’Italia il trasferimento del caso dalla Corte del Kerala» per sottrarlo «a pressioni e emozioni locali» verso «una certa direzione» (l’impiccagione). E, terzo, il tribunale ad hoc «lavorerà giorno e notte solo su questo caso e deciderà in 2-3 mesi». Ritardi potranno derivare dalla convocazione dei testimoni italiani. «I fatti sono chiari e sfortunatamente restano, non possiamo cancellarli, ma sarà la Corte a decidere se sia stato un incidente o meno». C’è un articolo «molto cruciale del codice penale sulla buona fede» circa la responsabilità penale. Con l’omicidio colposo, niente cappio al collo.

IL DIRETTORE DELLA NIA
Il direttore generale della NIA, Wasan, spiega al “Messaggero” che la NIA è il top della capacità investigativa, ma che dopotutto «fa indagini come tutte le altre agenzie del mondo, nulla di più, e seguirà la legge indiana». Un responsabile della NIA nel Kerala che vuol restare anonimo ma cura le indagini in loco, ha accettato di rispondere alle nostre domande. «Sono un investigatore, le relazioni fra gli Stati non mi riguardano. Il mio compito è ricostruire i fatti e trovare la verità». Troppa emotività? «Siamo abituati, non ci faremo influenzare. A noi interessa il crimine, non se sia stato commesso da uomini in uniforme. Non siamo in guerra». I marò saranno ascoltati? «Sarebbe un’intervista, non un interrogatorio. Rispetteremo i loro diritti, saranno trattati secondo le regole. Su questo potete stare tranquilli».

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