Caso-marò Il filmato che manca

Dalla Rassegna stampa

Di una cosa sentiamo la mancanza, nella vicenda dei due marò: un video, una foto, una registrazione sonora. Sono andati, hanno sparato, si apprestavano a tornare, e come doveva finire? Con i soldati che riferiscono in un rapporto la loro versione? Senza prove? Senza testimonianze? Senza allegati sonori o visivi? Ci sono due morti di mezzo. Sarebbe logico che, anche in assenza di qualsiasi intervento da parte dell’India, il Paese che ha inviato i soldati esaminasse sui documenti che cosa è successo e se ci sono delle colpe. I marines americani in missioni pericolose hanno in tasca (non tutti, bastano i capisquadra) l’iPhone. Con quello mostrano ai comandi in tempo reale quel che vedono. È come se i comandanti vedessero con i propri occhi. Emma Bonino ha usato un’espressione neutrale ma drammatica: «Non sappiamo se sono innocenti, non sappiamo se sono colpevoli: i processi servono a questo». Il nostro dramma sta lì: non sappiamo.

I fucilieri dicono di aver visto l’imbarcazione puntare dritta sulla nostra nave mercantile, e di aver lanciato i primi segnali che invitano ad allontanarsi quand’era a 800 metri. Sarebbe stato uno dei due marò, Salvatore Girone, a scorgere col binocolo sulla barca uomini armati, col fucile a tracolla. Se potessimo vedere sui giornali la sagoma di quegli uomini con quei fucili «lunghi»! Credo che, come popolo che ha mandato i fucilieri in missione protettiva, sarebbe nostro diritto vedere quelle sagome armate, e sarebbe dovere dei nostri soldati mostrarcele. I fucilieri dicono di aver sparato in acqua. È un erroraccio. So che la regola dice a chi è di guardia: «Spara un colpa a terra e uno in aria, prima di sparare addosso». Ma ogni capo-guardia corregge: «Spara due colpi in aria, col fucile verticale». I colpi orizzontali non sai mai dove finiscono. Sparare a vuoto è necessario, perché a un controllo deve risultare che dal tuo caricatore mancano più colpi di quelli andati a segno, e sono i colpi sparati per avvertimento.

I fucilieri dicono che prima di sparare hanno azionato i segnali di allontanamento, sonori e luminosi. Cioè: fari e sirene antinebbia. Come sarebbe prezioso un video o una registrazione sonora! Perché i pescatori sostengono che gli è piovuta addosso una gragnuola di colpi senza preavviso. Il comandante della barca s’è svegliato per gli spari e ha visto due suoi marinai morenti e sanguinanti. In Internet c’è una dichiarazione del nostro sottosegretario agli Esteri, Staffan de Mistura, che a una tv indiana avrebbe dichiarato: «I nostri hanno sparato in acqua, ma purtroppo alcuni colpi sono andati nella direzione sbagliata». Nella direzione sbagliata? Col fucile in verticale, dovevano sparare, verso le nuvole, non col fucile orizzontale. Noi oggi dovremmo vedere, qui sul giornale, una foto o uno spezzone di filmato con uno o due fucilieri che «sparano in su», non in avanti. Immagino che questi soldati siano addestratissimi, per andare in queste missioni, sempre pericolose. Ma se li addestrano così, sono addestramenti sbagliati. Addestriamoli meglio. E attrezziamoli meglio. Una videocamera costa sui 200 euro. Ma risparmierebbe a tutti noi l’angoscia di questi giorni.

 

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