Cagliari: concluso sciopero fame detenuti, a Buoncammino restano “disagi inaccettabili”

Dalla Rassegna stampa

È finito ieri sera lo sciopero della fame avviato da circa la metà dei detenuti di Buoncammino. Lo sciopero è così durato tre giorni e aveva come obbiettivo la protesta per ottenere amnistia e indulto, ma anche contro il 41 bis, la legge Cirielli e la legge sull’immigrazione Bossi Fini.
A conclusione del comunicato presentato alla direzione del carcere c’era anche la protesta per le condizioni del carcere che sconta problemi di sovraffollamento da una parte e grandi difficoltà da parte degli agenti penitenziari che, troppo ridotti di numero, devono fare sacrifici enormi per garantire ai detenuti un corretto svolgimento delle attività di reinserimento lavorativo, ricreativo ecc. Il problema di Buoncammino è destinato a finire col trasferimento a Uta, ma i tempi di questo trasloco sono ancora troppo lunghi e per i detenuti si prepara ancora una volta l’inferno estivo. Il carcere ospita il doppio delle persone che potrebbe accogliere e questo va a discapito della convivenza e della rieducazione.
Buoncammino sotto processo. Destra, sinistra, associazioni umanitarie o sindacati, il verdetto è sempre lo stesso: così non si può andare avanti. Risultato? Molti detenuti tifano per il trasferimento a Uta. Sovraffollamento e spazi stretti, strutture fatiscenti, troppi malati e tossicodipendenti: questi i problemi principali sollevati da chi ieri mattina è andato a vedere cosa sta succedendo nella casa circondariale a pochi giorni dal crollo di un pezzo di ballatoio e a circa quarantotto ore dall’avvio di un clamoroso sciopero della fame dei suoi ospiti.
Che continuano a essere parecchi. 482 detenuti in un carcere che ne dovrebbe contenere oltre cento in meno. Sono alcuni dei numeri raccolti durante la visita a Buoncammino del consigliere regionale di Rifondazione Comunista Giuseppe Stocchino e di Roberto Loddo attivista dell’Associazione 5 novembre. Prima di loro, verso le 11 erano arrivati, i parlamentari Renata Polverini, Mauro Pili e i sindacalisti dell’Ugl.
Pili ha rilanciato il problema del 41 bis che dovrebbe riguardare non tanto Buoncammino, ma l’intero sistema carcerario isolano. “Stanno arrivando seicento nuovi detenuti - ha detto - trecento in regime 41 bis: stiamo parlando di seicento “mafiosi”. Stiamo assistendo a infiltrazioni della criminalità organizzata nel nostro territorio, figuriamoci dopo i nuovi arrivi”. Poi focus su Buoncammino.
“Carcere fatiscente - ha detto Polverini, vicepresidente commissione Lavoro della Camera - conviviamo con un interregno (con riferimento al nuovo carcere di Uta) che non si può accettare. Anche il personale è penalizzato: c’è la necessità di un concorso”.
Ugl all’attacco: il sindacato chiederà al Capo di dipartimento “una ispezione non delegata”. Lo ha comunicato il segretario nazionale della sigla, settore polizia penitenziaria, Giuseppe Moretti. “I detenuti - ha detto all’uscita del carcere Loddo - ci raccontano di sentirsi accartocciati nelle loro celle: in una erano in sei in pochi metri quadrati.
Per liberare le carceri servono misure alternative alla pena. Gli psicologi e i medici fanno degli sforzi straordinari, ma la pianta organica è sottodimensionata”. Stocchino ha annunciato un’interrogazione in consiglio regionale: “Era prevista la figura del garante - ha detto Stocchino - ma è rimasta sulla carta: potrebbe essere un’importante interfaccia con il mondo esterno. Ottima l’esperienza del laboratorio di arte e pittura”. Positiva la situazione nel settore donne: quattordici detenute su una capienza complessiva di trentadue. Nessuna bambino adesso è in carcere con la mamma. “La cella nido - hanno spiegato Loddo e Stocchino - per fortuna è vuota”.

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