Brusca e i segreti del papello

Non è la frase «Finalmente si sono fatti sotto» a suonare incredibile.
Sta nel novero delle possibilità. E quando Brusca fa dire a Riina «E io gli ho consegnato il papello con le richieste scritte» che la faccenda vira sull'inverosimile. Ci risiamo col papello. Eppure se pensate a quale frase del Padrino parte prima vi è rimasta più impressa, molti di voi penseranno a Marlon Brando che dice: «Gli farò un'offerta che non potrà rifiutare».
L'eroe di Mario Puzo, uno che la mafia la conosceva, le trattative le faceva così, altro che papelli. Letteratura, certo.
Ormai questa storia del papello e delle trattative sembra essere un oggetto di indagine irrinunciabile. E inafferrabile.
Nasce fra la strage di Capaci e quella di via D'Amelio, proprio come ha detto Brusca l'altro ieri ai giudici. Solo che papello e trattativa vedono la luce con una lettera anonima pubblicata dai principali giornali. Un tema subito pubblico, altro che pentiti.
L'anonimo racconta di Riina col suo papello che incontra un politico, Mannino, nella sagrestia della chiesa di S. Giuseppe Iato, il paese di Brusca che forse già allora si sentì chiamato in causa. Come del resto Mannino, che reagì chiudendosi in casa, convinto che qualcuno stesse ponendo le basi per qualcosa di brutto nei suoi confronti. È passato un ventennio e quell'anonimo non solo non ha nome ma non risulta nemmeno un'ipotesi formulata da procure che pure in materia sembrano non essersi negate nulla. Se si ricominciasse da lì?
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