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Alla fine ha avuto anche il tesserino dell'Ordine. Nel corso di una cerimonia che ha solennizzato l'evento, il presidente dell'Ordine dei giornalisti siciliani, autorevole cronista giudiziario, ha consegnato la tessera verde da pubblicista al procuratore aggiunto Ingroia, da tempo collaboratore del mensile I love Sicilia e più recentemente del quotidiano l'Unità. Si chiude un cerchio e si schiude un paradosso: nel caso, molto remoto, di indagine su una divulgazione di atti del suo ufficio Ingroia potrà invocare il codice deontologico che lo vincola al segreto sulla fonte. Si dice per scherzo, ma fino a un certo punto. Sostenere, come ha fatto ieri l'Aggiunto, che "il magistrato-pubblicista potrà aiutare i giornalisti nell'opera di diffusione e comprensione delle notizie di rilievo", vuol dire muoversi sul filo di una pericolosa confusione dei ruoli che non sembra preoccuparlo. La sua preoccupazione piuttosto è un'altra. "Non scrivo romanzi, come qualcuno dice delle mie inchieste", ha tenuto a ribadire. Ma non c'era bisogno, perché i romanzi al massimo mandano in galera i loro autori, non i loro protagonisti.
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