Berlusconi in tv, il gip: la concussione non regge è un'illazione dire che pretese la messa in onda

È una «supposizione astratta» e una «semplice congettura» ipotizzare che il presidente del consiglio Silvio Berlusconi abbia preteso (in modo illecito) dai direttori di cinque telegiornali la messa in onda della sua intervista. Anche se era il 20 maggio, nel pieno della campagna elettorale in vista delle amministrative. È questo uno dei motivi che ha spinto il giudice delle indagini preliminari del tribunale di Roma, rispetto a una ipotesi di concussione, a non accogliere, come chiedeva la procura, l'istanza dei Radicali. I firmatari della denuncia sollecitavano, infatti, il sequestro delle «videocassette e/o dei file originali dei messaggi» diffusi dai notiziari, compresi «eventuali appunti che ne avrebbero accompagnato il recapito, nonché gli appunti e i fogli di lavoro delle riunioni di redazione dei tg», quali elementi a sostegno del reato di concussione. A piazzale Clodio, intanto, dopo aver iscritto Berlusconi, nella veste di leader del Pdl, il direttore de lTg-uno, Augusto Minzolini e quello ad interim del Tg-due, Mario De Scalzi, per abuso d'ufficio (anche se l'ingiusto vantaggio patrimoniale, richiesto dal capo d'accusa, pare stanno valutando se e quando procedere alla convocazione degli indagati. Gli inquirenti, poi, attendono di conoscere i motivi che hanno spinto l'Agcom a sanzionare con multe salatissime quei telegiornali che hanno ospitato l'intervento elettorale del premier, benché deciso dall'Autorità per le comunicazioni non sia assolutamente vincolante per i pm. Non è escluso, poi, che i denuncianti Emma Bonino e Marco Cappato, attraverso il loro legale Giuseppe Rossodivita, presentino in, procura una memoria integrativa del loro esposto.
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