Beltrandi, il radicale che affonda i referendum

Poteva finire 276 a 275, è finita 275 a 276. Decisivo per affossare le mozioni dell'opposizione che alla Camera dei deputati chiedeva l'election day per accorpare il voto delle amministrative con quello dei referendum è stato il voto del deputato radicale Marco Beltrandi, eletto nelle file del Partito democratico. Tutta la cultura della "democrazia diretta", gli anni di battaglie per i referendum, le polemiche sulle date impossibili con le quali li si depotenziava impedendo di fatto il raggiungimento del quorum, le denunce per gli sprechi economici di una doppia consultazione a quindici giorni di distanza, gli scioperi della fame, quelli della sete, i bavagli di Marco Pannella in televisione, le accuse ai Comuni che non mettevano a disposizione i funzionari per la raccolta delle firme... tutto buttato al vento con il gesto di Marco Beltrandi che schiaccia consapevolmente il pulsante "sbagliato".
Non ci basta la fantasia per immaginare i motivi che hanno convinto il deputato radicale a questo voto. E le orecchie ancora ci fanno male per lo stridore delle unghie radicali sugli specchi del buon senso dopo aver letto il loro comunicato con il quale assolvono Beltrandi dall'accusa di essere il responsabile dell'affossamento dell'election day. Ci piacerebbe conoscere le ragioni (se sono pubblicamente confessabili) tanto del gesto del primo quanto della sua giustificazione da parte dei secondi.
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