Il Belgio estende l’eutanasia anche ai bambini Il no della Chiesa

Dalla Rassegna stampa

Il Belgio diventa il primo Paese al mondo a riconoscere il «diritto di morire» ai bambini con malattie dolorose, in fase terminale, senza imporre alcun limite di età. La Camera, dopo la precedente approvazione del Senato, ha dato il via libera definitivo alla legge sull’eutanasia dei minori con 88 voti a favore, 44 contrari e 12 astensioni. I socialisti del premier Elio Di Rupo, gli alleati liberali e i verdi (che sono all’opposizione) hanno votato a favore. I cristianodemocratici, che partecipano al governo, hanno votato contro insieme ai fiamminghi di estrema destra del Vlaams Belang. La facoltà di non rispettare la disciplina di partito, prevista in Belgio sui temi etici, ha provocato vari spostamenti di voti. La Chiesa cattolica, che accoglie la maggioranza dei fedeli fiamminghi e valloni, la comunità musulmana e quella ebraica si sono schierate compatte contro la nuova legge. I belgi, che hanno ottenuto l’eutanasia dal 2002, dai sondaggi risultano favorevoli in larga maggioranza all’estensione ai bambini, principalmente perché la considerano tra le libertà individuali. Riserve sono arrivate da alcuni pediatri e infermieri. La legge ora deve essere firmata dal re Filippo, che non sembra intenzionato a bloccarla.

L’estensione dell’eutanasia ai bambini punta a superare le insopportabili sofferenze provocate da alcune malattie incurabili. Il testo approvato impone di verificare questa condizione, insieme alla «capacità di giudizio» del minore e all’approvazione dei genitori. L’aspettativa è che venga applicata raramente in un Belgio dove, da diversi anni, gli adulti che rinunciano alla vita superano il migliaio (intorno al 2% del totale dei decessi). In Olanda l’eutanasia per i minori sopra i 12 anni è in vigore dal 2002. Sarebbe stata utilizzata pochissime volte, nonostante medie tra gli adulti tra due e quattro mila casi annui. Per i maggiorenni è consentita anche in Lussemburgo e in Svizzera. In altri Paesi Ue esistono normative parziali o di tolleranza. In Italia il dibattito ha creato duri scontri tra sostenitori delle diverse convinzioni, soprattutto in casi non propriamente assimilabili all’eutanasia: come quello di Piergiorgio Welby (che si fece staccare il respiratore artificiale non sopportando più l’immobilità e altre gravi conseguenze della distrofia muscolare) e di Eliana Englaro (a cui il padre fece interrompere l’alimentazione artificiale dopo 17 anni di coma vegetativo). «La legge dice che gli adolescenti non possono prendere decisioni importanti su argomenti economici ed emozionali - ha protestato l’arcivescovo di Bruxelles André-Joseph Léonard -. Ma improvvisamente possono decidere che qualcuno li può far morire». Il senatore socialista belga Philippe Mahoux ha ricordato le «sofferenze insopportabili» per alcuni bambini, che pediatri e infermieri finora non potevano risolvere in modo legale.

 

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