La Basilicata ferma le trivellazioni, congelate le nuove domande

La Basilicata ferma le trivelle. «Congelate» le nuove domande di ricerca per evitare un assalto alla diligenza da parte delle compagnie petrolifere in un territorio già ampiamente «perforato». Il governatore lucano Vito De Filippo ha inserito nel maxiemendamento all’assestamento di bilancio un articolo (il 19 «octies») che, in sostanza, formalizza quanto lo stesso presidente della giunta regionale aveva esplicitato ad agosto dello scorso anno: «O ci danno infrastrutture, sviluppo e lavoro o in Basilicata - disse De Filippo - non verranno rilasciate altre autorizzazioni per nuovi pozzi petroliferi».
In un anno è cambiato poco o nulla e ora quelle parole si sono tradotte in un atto formale. Parole ispirate, oggi come allora, da un’analisi dello Studio Wood Mackenzie per il Ministero dello Sviluppo economico dalla quale emerge che il beneficio dell’attività petrolifera per le casse erariali raggiunge il 40 per cento del valore totale del greggio estratto, mentre i diritti di sfruttamento per la Basilicata sono al sette per cento (a cui si aggiunge un altro tre per cento che va allo Stato).
Numeri alla mano, dunque, lo Stato incassa molto e trasferisce poco. «La disponibilità della Basilicata a farsi carico dell’esigenza strategica di ridurre la dipendenza energetica del Paese dall’estero - dice oggi De Filippo - non può e non deve intendersi come la disponibilità a subordinare ogni proprio progetto di sviluppo all’attività estrattiva. Stiamo dando un contributo notevole al Paese attraverso i pozzi della Val d’Agri, un contributo che aumenterà ancora con l’avvio del progetto estrattivo di Tempa Rossa. Abbiamo ancora indicato una possibile ulteriore possibilità estrattiva sempre in Val d’Agri, ma - avverte il governatore - a patto di non aumentare il numero dei pozzi, di avere le migliori tecnologie per la tutela ambientale e di avere, finalmente, quelle contropartite di sviluppo che, oggettivamente, dal programma avviato nel 1998 non ci sono state.
Ma a questo punto riteniamo ragionevole che non si possa continuare a chiedere di farsi ulteriormente carico da sola di questo grande problema nazionale a questa piccola regione per la quale in altri momenti della vita di questo Paese, penso ad esempio alla vicenda delle Province come a quella dei Tribunali, non si fanno differenze e sconti in virtù delle proprie peculiarità.
Insomma - conclude De Filippo - sul fronte energetico la Basilicata ha già dato, sta continuando a dare in attesa ancora delle contropartite, ma oggettivamente non può dare di più».
L’emendamento blocca-trivelle, però, non convince fino in fondo il coordinamento nazionale «No-triv»: «Si presta - dice - a volontarie e ambigue interpretazioni favorevoli alle compagnie petrolifere in quanto, recita, a margine, «... sono fatte salve nuove intese relative a titoli minerari in essere». In parole povere si intende bloccare tutto a parole - conclude il coordinamento No-Triv - ma nei fatti si fanno salve tutte le istanze già presentate in via Anzio per i pareri e le autorizzazioni». Soddisfatto, invece, senza riserve il leader lucano dei Radicali, Maurizio Bolognetti: «Mi auguro che questa scelta coraggiosa e finalmente lungimirante di De Filippo venga sostenuta e approvata dall’intero Consiglio e che non prevalgano tatticismi di sorta».
Oggi in Basilicata, lo ricordiamo, si registrano due gruppi di concessioni estrattive: l’Eni-Agip, con il Progetto Trend 1 in Val d’Agri, e un secondo gruppo intestato a Total con il Progetto Tempa Rossa che dovrebbe entrare in produzione entro il 2015.
L’estrazione maggiore del greggio si concentra in Val D’agri con la titolarità di maggioranza dell’Eni (60,77 per cento) e di minoranza della Shell (39,23 per cento). La produzione giornaliera, misurata il 29 febbraio 2012, è pari a 89.423 barili, e un ammontare di 5.229.633 di barili estratti dall’1 gennaio 2012 ad oggi. Mentre per l’estrazione sul territorio di Serra Pizzuta, in località Pisticci, di completa titolarità dell’Eni, ci si attesta su una produzione di 224 barili al giorno, misurati il 29 febbraio 2012, e di 14.265 barili estratti da gennaio 2012.
Al 31 dicembre 2011, i permessi di ricerca già vigenti sono 12, le istanze per il conferimento di nuovi permessi di ricerca sono 17 (quest’ultimo dato è aggiornato al 30 giugno 2012).
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