Bandiere europee bruciate a Budapest l'Ue isoli gli estremisti, non l'Ungheria

Dalla Rassegna stampa

La gazzarra organizzata sabato a Budapest dal partito Jobbik, con tanto di falò per la bandiera dell'Unione Europea, è la logica escalation di almeno un anno di deriva autoritaria (nel segno del nazionalismo) guidata dal premier Victor Orbàn. Formazioni come Fidesz (al governo con una maggioranza di tre quarti dei voti in Parlamento) e come i cugini di Jobbik (all'opposizione con 47 seggi) pensano di poter cavalcare con successo la grave crisi economica del Paese. A cominciare dalla rabbia dei 3-4 milioni di proprietari di casa che, da un momento all'altro, si sono trovati a pagare una rata doppia del mutuo, per un complicato,gioco dei cambi tra fiorini, franchi svizzeri ed euro, con inevitabile risentimento verso le banche europee attive a Budapest. La scorsa settimana, dopo lungo studiare e ponzare, la Commissione di Bruxelles ha finalmente preso posizione. E tra domani e mercoledì la maggioranza (si presume) dell'Europarlamento chiederà di accentuare la pressione sul governo ungherese.

Il primo gennaio Orbàn ha festeggiato con una serata di gala al Teatro dell'Opera di Budapest l'entrata in vigore di una Costituzione che sfigura i principi base dell'Unione Europea (e di qualsiasi democrazia fondata sul corretto equilibrio tra i poteri).

Certo, negli ultimi giorni, dopo aver incassato anche la strigliata del segretario di Stato americano Hillary Clinton, Orbàn ha moderato un po' i toni, dichiarandosi pronto a una soluzione di compromesso sui vari dossier (dalla libertà di stampa all'autonomia della Banca centrale). È possibile che la frenata del primo ministro abbia liberato qualche spazio agli estremisti dì Jobbik.

Ma per l'Europa è arrivato comunque il tempo non di rispondere alle provocazioni, quanto di fare da sponda, con misure concrete e puntuali, al movimento di opposizione in crescita nella capitale ungherese. E di prendere nota che l'isolazionismo di Orbàn ha già fatto crollare i consensi di Fidesz dal 52% al 18%. Chiudendo al governo, ma aprendo agli ungheresi, si può togliere aria anche ai tardo-nazionalisti, brucia bandiere di Jobbik.

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