Le balle (urlate) di Travaglio

Il metodo è il solito. Si racconta una balla, arriva la prova che trattasi appunto di una balla e allora la si nasconde con un mezzuccio e si continua a urlare ancora più forte.
Fanno così in molti, "buoni" e "cattivi", in politica e nel giornalismo. Sto parlando di Marco Travaglio e se ne sto assumendo il tono aggressivo me ne scuso in anticipo. Il suo editoriale di ieri sul Fatto ha un bellissimo titolo: «Le toghe ignoranti», ma Ozpetek non c'entra e nemmeno Ingroia. C'entra il diavolo piuttosto, che come sempre si annida nei dettagli: «Ieri, non appena pubblicato il testo della requisitoria Iacoviello...» così scrive il Nostro. Ma non è vero, anche se è un dettaglio. Altro che «non appena»... Cosa c'era scritto in quella requisitoria questa rubrica ve l'ha già detto per l'appunto ieri. E soprattutto cosa non c'era scritto e che invece il giornale di Travaglio ha continuato ad addebitargli. Io il dottor Iacoviello non so nemmeno come sia fatto, non so nemmeno che voce abbia. Ho solo letto, citando la fonte, qualcosa che fino a ieri Travaglio ha finto di ignorare per quanto fosse già pubblica. Non potendolo più fare, è passato dall'accusa, falsa, al Pg di non voler "credere" al reato di "concorso esterno" alle critiche nel merito. Molto meglio. Da una balla si passa al confronto delle idee. Sostenute ieri sul Fatto da Nando Dalla Chiesa, uno che, potendo, avrebbe applicato il concorso esterno a Leonardo Sciascia, e da Massimo Ciancimino con le sue ultime rivelazioni.
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