Atene brucia, esplode la protesta guerriglia in piaga Syntagma

Dalla Rassegna stampa

L'ira scende in piazza ad Atene, la furia della protesta si scontra con la polizia davanti al Parlamento, fin dal primo pomeriggio, nella lunga attesa del voto che ha poi approvato nella notte il nuovo piano di sacrifici chiesto dall'Europa. Un salvataggio che per il popolo ha solo le sembianze della miseria, per un Paese al suo quinto anno di recessione, con l'Eurostat, l'agenzia europea di statistica, che ha classificato «povero» un terzo degli 11 milioni di abitanti della nazione, con la disoccupazione che vola al 20%. La vigilia è stata di due giorni di sciopero generale, «riusciti» si consolano i sindacati, ma la tensione e l'attenzione erano crescenti per la giornata di ieri, la grande manifestazione di piazza Syntagma ad Atene, davanti al Parlamento, Paese reale contro la politica. In tutto, e le cifre sono quelle di solito molto prudenti fornite dalla polizia, ieri ad Atene e Salonicco (la seconda città per grandezza del Paese) sono scesi in piazza rispettivamente ottantamila e ventimila manifestanti.

A decine di migliaia, nella capitale, si sono radunati davanti al Parlamento, con striscioni di protesta, urlando «siamo stufi di pagare», ma a far esplodere i disordini sono stati i black bloc, una colonna che ha fatto irruzione in piazza Syntagma gridando «maiali assassini», lanciando bottiglie molotov e bombe carta. Cumuli di rifiuti sono stati incendiati, molti tra i «pacifici» hanno applaudito, poi la polizia (sono stati mobilitati seimila agenti), in tenuta antisommossa con caschi, maschere antigas e scudi di plastica, ha reagito caricando i black bloc e lanciando lacrimogeni. L'aria si è riempita di fumo e si è fatta irrespirabile, a migliaia sono fuggiti dalla piazza, sono rimasti i black bloc ma anche molti altri irriducibili. O disperati. Gli scontri sono dilagati anche nel resto della città, sono stati saccheggiati alcuni negozi, dati alle fiamme interi palazzi, le filiali di due banche, due cinema, un centro commerciale, tavoli e sedie di un locale della catena Starbucks, la biblioteca universitaria. Il primo bilancio a tarda serata era di sessanta feriti, tra cui almeno quaranta poliziotti. Ventidue gli arresti nella capitale, ma incidenti si sono verificati in tutto il Paese.

Mentre nelle strade del centro di Atene si era scatenata la battaglia, in Parlamento il ministro delle Finanze Evangelos Venizelos avvertiva, prima del voto, che «la scelta non è tra i sacrifici e non fare sacrifici, ma trai sacrifici e qualcosa di inimmaginabile». Venizelos ha anche ammesso che il disastro economico è figlio della politica. «La Grecia non produce niente, importa tutto», e per molti decenni, ha detto il ministro, «ha costruito sulla sabbia». Ma più che il ritratto della catastrofe prossima ventura l'argomento usato dai due partiti di maggioranza, Pasok e Nuova Democrazia, per far passare i dubbi ai deputati recalcitranti è che chi non avrebbe votato le nuove pesanti misure sarebbe stato cacciato. Detto e fatto: quaranta deputati hanno «disobbedito» e sono stati espulsi nella notte, subito dopo che la maggioranza aveva compiuto il suo drammatico atto di responsabilità.

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