Amici e parenti per il debutto

Tre luglio 1993: con il sindaco Formentini entravano a Palazzo Marino 36 leghisti. Con loro: Dc, Pds, Patto Segni, Rete. Preistoria.
Sull'onda di Mani Pulite andavano a sedere sulle poltrone di velluto rosso, per la prima seduta del consiglio comunale, sigle da libri di storia, almeno per la manciata di ventenni che oggi pomeriggio, per la prima volta, saranno in quell'aula per l'insediamento di una assemblea che segna, dopo quasi un ventennio, il cambio di maggioranza in Comune.
Un insediamento che, con un copione più o meno invariato, va in scena ogni cinque anni. Con lo stesso clima: quello del primo giorno di scuola. Per tutti i 48 consiglieri - che hanno perso per strada dodici colleghi, con i tagli imposti dalla legge - ma di certo per più di metà dell'aula: 26, infatti, sono al primo incarico, e quindi per loro quello di oggi sarà l'esordio come rappresentanti delle istituzioni assieme a molti assessori della giunta Pisapia. Potranno certo contare sull'aiuto dei consiglieri di lungo corso, dei veterani: ma non si pensi che questi ultimi siano più seri degli altri, il primo giorno. «Il clima - racconta Basilio Rizzo, che dell'aula è il decano oltre che il probabile prossimo presidente - è rilassato: difficilmente nella prima sedutasi passa già alla battaglia». Il look, di solito, è più curato: non fosse altro perché i parenti sono lì che guardano. Non tra il pubblico del settore ospiti, che ha pochi posti: la maggior parte potrà scegliere tra il maxischermo in piazza San Fedele (a proposito, già nel'93, proprio per Formentini, si usò un maxischermo in piazza Scala) e la diretta streaming sul sito del Comune.
Non solo parenti, però: perché in piazza ci saranno molti sostenitori delle liste, o dei singoli consiglieri. Gli amici del giovanissimo Emanuele Lazzarini del Pd avranno una maschera con la sua foto sul viso. E sono proprio gli amici, dalle pagine di Facebook, a tifare per il consigliere grillino Mattia Calise, o per gli altri under 40 (che in Italia segna ancora la giovane età) del Pdl, Pietro Tatarella e Matteo Forte, e dei democratici Elena Buscemi, Marco Bertolè, Filippo Barberis. Entrano poliziotti (Gabriele Ghezzi, che si troverà di fronte, sui banchi del Pdl, il collega Carmine Abagnale, rieletto), avvocati e tanti di quelli che vanno sotto la variopinta definizione di società civile. Tante, tantissime facce nuove e poco o per nulla conosciute al grande pubblico.
Una seduta ben diversa da quella del 3 giugno 1997, prima giunta Albertini: a presiedere il consigliere anziano Silvio Berlusconi, sui banchi della sinistra il ministro Bassanini e il leader di Rifondazione Bertinotti. Fu una seduta movimentata: perché il sindaco "impose" la nomina a presidente dell'aula di Massimo De Carolis, eletto poi nella notte dopo uno scontro verbale tra il premier e il consigliere Rizzo che contestava a De Carolis l'iscrizione alla loggia P2.
Ma anche senza tessere massoniche l'elezione del presidente, in passato, non è sempre filata liscia. Letizia Moratti, ne12006, riuscì a fare il suo discorso di insediamento da sindaco soltanto alle 22,30: per ore l'aula rimase bloccata sull'elezione del presidente più giovane dell'assemblea, l'allora 32enne Manfredi Palmeri, che oggi - dopo gli ultimi mesi di sconvolgimenti vari sarà seduto a poca distanza proprio dalla Moratti, nelle file di poltrone che, venerdì, hanno visto al lavoro i falegnami per togliere le dodici di troppo. Cinque anni fa, per uscire dall' impasse e arrivare all'elezione di Palmeri, Berlusconi fece da tessitore tra le correnti, trovando anche il tempo di ingaggiare una gara di barzellette con il consigliere Pd Ugliano. Altri tempi: oggi Berlusconi non ci sarà, ha già mandato il suo addio al Consiglio. Ma difficilmente, se anche ci fosse stato, avrebbe usato i toni concilianti di allora.
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