Alzheimer, servono impegni concreti

L'Organizzazione mondiale della Sanità ha reso noti i dati sulle varie forme di demenza nel mondo, sottolineando che l'Alzheimer rappresenta il 60% del totale. Il rapporto ci dice che la demenza oggi colpisce 35 milioni di casi, ma le stime annunciano cifre allarmanti: si prevede un aumento del 70% della sindrome entro la metà del secolo. Circa 115 milioni saranno le persone colpite. Solo negli Usa i malati di Alzheimer saranno 18 milioni, come gli abitanti dell'Australia. Il rischio di demenze è già di 1 a 8 per gli over 65 e di uno scioccante 1 a 2,5 per gli over 85, con un impatto sempre maggiore con il passare dei decenni.
I costi sanitari stimati attualmente per controllare le varie forme di demenza esistenti sono superiori a 600 miliardi di dollari l'anno e si avvicinano rapidamente ai 900 miliardi destinati alla cura del cancro. Eppure, malgrado questa drammatica realtà, solo 8 Paesi su 194 hanno un piano nazionale per affrontare il fenomeno delle demenze, benché vivamente raccomandato non solo dall'Oms ma anche dal Parlamento europeo già quattro anni fa, con l'adozione della Dichiarazione scritta 80/2008, in cui si riconosceva la malattia di Alzheimer come priorità pubblica e si auspicava lo sviluppo di un piano d'azione comune. In Italia le stime parlano di un milione di casi, di cui 600 mila malati di Alzheimer. E il fenomeno si aggraverà, visto che la Ue prevede che nel 2030 gli over 65 (oggi il 19,9% della popolazione ) saranno il 26,5%, cioè 14,4 milioni.
Eppure, il sistema sanitario nazionale non fa sostanzialmente nulla per affrontare questo problema: una realtà che ciascuno di noi può vedere dai casi di cui ha diretta conoscenza. I malati di Alzheimer sono affidati totalmente alle cure dei familiari, i quali ricorrono al ricovero in una casa di riposo se ne hanno la possibilità economica, ma più spesso devono farsi carico di una assistenza massacrante dal punto di visto economico, fisico e psichico. È bene rivolgere un appello ai giornali perché rendano nota questa realtà ma soprattutto alle forze politiche perché si pongano seriamente il problema delle ingentissime risorse che sarà necessario trovare per evitare che le conseguenze di questo flagello divengano ancor più gravi e che anche in questo campo il nostro Paese debba segnare un triste primato negativo fra i molti che lo fanno diverso in Europa.
Se poi il prossimo Parlamento riprenderà il dibattito sul testamento biologico con l'intenzione di varare in materia una legge di stampo europeo, sarà bene chiedersi per tempo se nello scrivere ora per allora le proprie Dat (dichiarazioni anticipate di trattamento) i cittadini potranno includere anche l'Alzheimer fra le malattie per le quali non intendono essere curati.
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