Alfano avverte Letta: ora va riformata la giustizia

Dalla Rassegna stampa

Visi lunghi, espressioni gravi, fronti aggrottate. I parlamentari del Nuovo centrodestra mostrano plasticamente tutta la loro «amarezza» per quella che «è una giornata davvero brutta per il Parlamento». Maurizio Sacconi soffre mentre legge il documento, votato all’unanimità, nel quale si denuncia l’assedio delle Procure a Berlusconi «fin dal ‘92» e si annuncia la battaglia per la riforma della giustizia. Il ministro dell’Agricoltura, Nunzia De Girolamo, appare affranta e addirittura si accascia, sedendosi sul pavimento. Alfano ha toni tragici mentre denuncia «l’anomalia democratica dell’uso politico della giustizia contro un uomo che milioni di italiani hanno votato per farlo sedere in Parlamento». E drammatico anche quando sfida il Pd, «che ora non ha più alibi» per non «inserire nell’agenda di governo la riforma della giustizia», con i temi cari a Berlusconi, dalla regolamentazione delle intercettazioni all’abuso della custodia cautelare, alla responsabilità civile dei magistrati.

È stata una lunga giornata per i parlamentari del Nuovo centrodestra che, dopo la proclamazione della decadenza dal Senato di Berlusconi, hanno voluto riunirsi «in seduta ufficiale e solenne», come sottolinea Alfano, per far capire che loro sono lì, ancora accanto al vecchio leader nell’ora dello sfregio. E ora le figure più rappresentative sul fronte della battaglia contro la decadenza, i capigruppo Sacconi ed Enrico Costa, Andrea Augello, che è stato relatore nella Giunta per le immunità, e l’ex capogruppo in Senato, Renato Schifani, insieme ad Alfano, sentono il bisogno di rivendicare la loro battaglia. «Abbiamo votato e combattuto tutti contro la decadenza», ricordano, annunciando l’impegno futuro per la riforma della giustizia e l’appoggio ai referendum dei Radicali.

Chissà se Berlusconi avrà apprezzato. Certo, anche ieri i contatti tra lui ed Alfano non sono mancati, anche se poi in piazza il leader di Forza Italia si è mostrato compiaciuto per le critiche feroci che i suoi rivolgevano a quelli che chiamavano «traditori». Ma queste, racconta un senatore del Ncd, «sono concessioni alla piazza». In realtà, Alfano e i suoi hanno apprezzato il fatto che il rito della decadenza non si sia consumato a suon di insulti nei loro confronti. «E questo è accaduto per volere di Berlusconi», assicurano. Sarebbe insomma stato l’ex premier a dare l’ordine di abbassare i toni, per non dare troppo spazio agli eccessi. Certo, ci sono state le grida della Mussolini all’indirizzo di Alfano, le critiche feroci di Bondi e di Fitto che accusano l’ex compagno di partito di essere «un ipocrita» e di «versare lacrime di coccodrillo». Ma erano nel conto e non pesano più di tanto. Infatti, Alfano rifiuta di rispondere a quanti lo chiamano traditore. «Nella riunione dei gruppi ci siamo dati come linea quella di non rispondere -spiega- non ci sembra il caso di contribuire a un qualcosa di non commendevole. Perciò, non replichiamo con toni proporzionali rispetto a quelli ricevuti». Piuttosto, preferisce rivendicare la lealtà del Nuovo centrodestra sul fronte della giustizia che offre proprio a Berlusconi, facendo capire che sulla giustizia saranno tutti «sempre dalla sua parte».

 

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