Al senato Lusi amministratore piace in 9 lo vogliono giudice amministrativo

Dalla Rassegna stampa

Il nome da votare è arrivato in mattinata via sms, confida la senatrice radicale Donatella Poretti. Una chiara indicazione che non è stata tradita: Antonio Marotta, candidato del centrodestra, è stato eletto componente del Consiglio di Presidenza della Giustizia amministrativa con 172 sì tra Pd e Pdl. Nel segreto dell'urna però c'è chi ha espresso una preferenza originale: 9 schede recavano il nome di Luigi Lusi, senatore espulso dal Pd ex tesoriere della Margherita, indagato dalla procura di Roma per appropriazione indebita. Proprio nel giorno in cui gli avvocati di Lusi annunciavano la volontà del senatore di cedere quote della società Luigia Ltd a favore della Margherita-Democrazia e libertà. Una restituzione dei fondi gestiti in proprio, che dovrebbe servire a migliorare la posizione processuale di Lusi. «E stato un grande amministratore, che vada alla giustizia amministrativa», sarebbe il senso di alcune frasi scritte sulle schede. Ed è subito partita la caccia ai burloni. I primi indagati, tra i banchi del Pdl. A spiegare lo stato d'animo del partito è Sandro Bondi: «Quello che gli organi di stampa rivelano della vicenda giudiziaria della Margherita non può passare sotto silenzio, naturalmente bisognerà attendere gli sviluppi dell'inchiesta, ma se una vicenda simile avesse solo sfiorato un membro del nostro partito, si sarebbe scatenato un vero e proprio inferno, un linciaggio simile a quello che è stato orchestrato contro di me per il crollo di un manufatto nell'area archeologica di Pompei». Ma ci sono anche indizi che portano ai malpancisti del P4 partito dove le guerre interne tra correnti sono all'ordine del giorno. Per non parlare della Lega Nord, a cui non pare vero poter rinfacciare davanti a tutti le (presunte) malefatte di un partito che ha sempre professato una superiorità morale. Intanto, l'urna è stata utilizzata anche per messaggi al presidente del senato, Renato Schifani, e al premier Mario «Espressioni oltraggiose», ha stigmatizzato Schifani, «da cui anche nel segreto dell'urna un parlamentare dovrebbe astenersi».

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