Al congresso dell’Associazione Coscioni cerchiamo studiosi non solo creativi, ma coraggiosi

L’11° congresso dell’Associazione Luca Coscioni per la Libertà di Ricerca Scientifica, che si terrà a Roma dal 19 al 21 settembre, ha per tema portante le «libertà civili». Non semplicemente i «diritti civili». A voler dire che anche in Italia si dovrebbe entrare in una fase della politica in cui diventi strategica un’azione per limitare gli interventi del governo e della politica nella vita dei cittadini e del Paese.
La sfida è di ottenere il rispetto delle libertà fondamentali riconosciute dalla Costituzione piuttosto che chiedere alle istituzioni di sancire normativamente dei diritti che definiscano nel dettaglio i comportamenti ammessi. Si è visto con la riforma del Senato, con la vicenda della fecondazione eterologa o con il caso Stamina, ma anche negli interventi legislativi su materie economiche o relativi alla giustizia e alla scuola. La mentalità dei partiti italiani rimane istintivamente paternalistica e prevale l’idea che per affrontare la crisi quasi terminale in cui sì dibatte il Paese si debba dare più potere al governo e alle burocrazie.
Ora, se un tale potere fosse esercitato per sviluppare un’idea avanzata di politica basata sui fatti (I’«evidence based policy»), si potrebbe discutere. Siccome, però, l’«evidence based policy» limiterebbe, e in modo benefico per tutti, i poteri del governo, vincolando le decisioni a criteri empirici e a controlli, non è a questa politica che pensa la nuova generazione che arriva al potere.
L’Associazione Luca Coscioni si batte da oltre 10 anni per difendere la libertà di ricerca dalle interferenze ideologiche e religiose, ritenendo che si possa qualificare tale libertà come un diritto fondamentale nelle società liberaldemocratiche. Ma, se finora aveva senso rivendicarlo come un diritto, dato che la legislazione veniva usata per conculcare tale libertà, a danno dei cittadini e del Paese, di fatto qualcosa sta cambiando. Lo smantellamento di leggi proibizionistiche o le pressioni sociali per interventi politico-legislativi che rispondano a qualche aspettativa particolare induce i partiti a volersi impicciare di questioni e scelte che dovrebbero essere lasciate all’esercizio delle libertà civile. Senza bisogno che il «papà-governo» introduca regole inutili, costose o al limite dannose.
Da quando esiste l’Associazione Luca Coscioni ha condotto sul piano politico quelle battaglia per la libertà di ricerca, soprattutto scientifica, che nel resto del mondo civile fanno parte della «mission» delle società scientifiche, delle associazioni di malati o di fondazioni private che investono profitti industriali (piuttosto che finanziari). Tra le ragioni per cui numerosi scienziati, pur apprezzando il lavoro della Coscioni, si sono tenuti a distanza, c’è l’idea che l’approccio sia troppo politicizzato. E’ un’idea sbagliata, se si pensa di risolvere una qualunque questione controversa (inclusa la libertà di ricerca) senza passare per la politica. Ed è anche una scusa, se nasconde l’aspettativa che le forze politiche ufficiali possano decidere di occuparsi di questi problemi.
Malgrado gli sforzi politici perpetrati almeno dai tempi dí Galileo di contrastare culturalmente il potenziale liberatorio della scienza, sopravvive in Italia un’effervescenza culturale che rende gli scienziati ancora competitivi sul piano internazionale. Se queste qualità si esprimessero attivamente nel corso del prossimo congresso, si potrebbe, forse, far sentire davvero il peso culturale e politico della comunità scientifica anche in Italia. E in questo modo si avrebbero più «chances» di scongiurare il divieto della sperimentazione animale, di evitare altri casi Stamina, di non vedere sistematicamente inquinate da politica e ideologia la pratica clinica della fecondazione assistita, oltre che di non vedere umiliate la ragionevolezza e la libertà d’impresa in relazione agli Ogm e di evitare interventi all’insegna dell’improvvisazione e dell’insipienza sulla ricerca e sull’istruzione.
È, infatti, indispensabile e urgente formare cittadini - nativi o acquisiti - capaci di apprezzare ed esercitare uno spettro di libertà civili che grazie alla scienza e alla ricerca si va rapidamente allargando. Altrimenti ai nostri figli consegneremo un Paese senza futuro.
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