Accordo quasi fatto, ultimo round nel Pd

Di curricula ne sono arrivati quasi cento, con i nomi di parlamentari in carica o ex, giuristi e esperti della rete... Il termine per la presentazione delle candidature a far parte dell'Authority per le comunicazioni scadeva ieri sera. Il voto di Montecitorio e di palazzo Madama per scegliere i quattro commissari (due per ogni ramo del parlamento) si terrà domani. Come mai deputati e senatori avranno così poco tempo per valutare i tanti profili? Semplice: un accordo di massima è già stato raggiunto dalle segreterie dei partiti, dunque la sbandierata operazione «trasparenza» è servita solo a ingolfare l'intranet (dove i curricula sono pubblicati) del parlamento.
I nomi sono più o meno quelli in circolazione da settimane, ma nelle ultime ore c'è stato qualche cambiamento rispetto alle «quote» tra i partiti. Al Pd non andrebbero più due commissari, ma uno solo. Perché l'Udc, dopo aver in un primo momento rinunciato a avere una postazione all'Agcom, ci ha ripensato. E così, a quanto si dice in cambio del Garante della privacy, Bersani avrebbe ceduto una poltrona. In base a questo nuovo schema, passerebbe Maurizio Dècina, ordinario del settore scientifico disciplinare Telecomunicazioni al Politecnico di Milano, Mentre lascerebbe il passo Antonio Sassano, della Sapienza di Roma. L'Udc punterebbe invece su un «alto funzionario della camera». Il Pdl dovrebbe confermare il pidiellino ex Fininvest Antonio Martusciello e porterebbe all'Agcom anche Antonio Preto, già collaboratore di Antonio Tajani. Sul nome del presidente, che viene scelto dal governo, il bocconiano Mario Monti non sembra avere dubbi: sarà il bocconiano Angelo Marcello Cardani.
Ma sulla composizione dell'Authority non è detta l'ultima parola, perché le acque sono ancora agitate, soprattutto nel Pd, e anche per il cedimento a Casini. Questa mattina a Montecitorio si terrà una riunione dei gruppi democratici di camera e senato, e si potrebbe anche arrivare a un voto per la scelta dei nomi da indicare sulla scheda. Ieri Arturo Parisi ha già anticipato che sceglierà in base al curriculum, e dunque non necessariamente secondo l'indicazione del partito. E gli Ecodem del Pd Realacci, Della Seta e Ferrante chiedono di sostenere Giovanni Valentini - che qualcuno già definisce il candidato della «lista civica» di Repubblica - annunciando che comunque loro lo voteranno. E visto che si vota a scrutinio segreto, c'è chi non esclude la sorpresa. Il senatore Vincenzo Vita chiede poi che si rispetti il percorso di trasparenza, e dunque più tempo per «garantire l'approfondimento e il confronto». Protesta per la spartizione l'Idv e anche i Radicali e l'Open media coalition chiedono un rinvio delle votazioni.
Sempre domani si dovrebbe tenere l'assemblea degli azionisti Rai dedicata al rinnovo del cda Rai (quello uscente ieri ha dato il via libera ai palinsesti autunnali). Ma un rinvio è più che probabile. In queste ore Monti starebbe cercando di ottenere un rafforzamento dei poteri del presidente. E penserebbe di far chiedere dall'assemblea dei soci all'attuale cda una modifica dello statuto. In questo modo il premier non andrebbe incontro alle richieste del Pd (cioè la riforma della govemance) ma a quelle del direttore del Corriere della sera Ferruccio de Bortoli. Che -secondo i rumors - accetterebbe di traslocare a viale Mazzini solo da «super-presidente».
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