Aborto, a Nordest resiste la voglia di rivedere la leghe

Secondo Norberto Bobbio "non si può essere moralmente indifferenti di fronte all'aborto". L'interruzione volontaria di gravidanza, infatti, solleva da sempre polemiche e discussioni, arrivando spesso a contrapporre "abortisti" e "anti-abortisti". Il Nord Est, come mostra oggi l'Osservatorio curato da Demos per Il Gazzettino, non fa eccezione. Negli ultimi quattro anni, infatti, la quota di persone che ritengono vada rivista in senso restrittivo l'attuale normativa ha sempre coinvolto più di quattro nordestini su dieci: attualmente è il 46% a dichiararsi molto o moltissimo d'accordo con l'opinione "Bisogna rivedere la legge sull'aborto, per limitare i casi in cui è lecito".
In Italia la normativa relativa all'interruzione volontaria di gravidanza risale al 1978. Dopo i (falliti) tentativi di modificarla nel 1981 attraverso due diversi e contrapposti referendum, la legislazione è rimasta largamente inalterata fino ad oggi. Le proposte di riforma o cancellazione, tuttavia, non sono mancate e l'argomento suscita ancora oggi dibattiti e confronti. Esponenti politici e religiosi, medici e associazioni di volontariato: il confronto, spesso aspro, è continuo, ma nessuno, fino ad oggi, ha avuto la forza necessaria per modificare la legge 194.
La delicatezza dell'argomento la possiamo intravedere anche nei dati presentati oggi, che vedono la popolazione del Nord Est continuare a dividersi. Una revisione in senso restrittivo della legislazione vigente è sostenuta dal 46% dei-rispondenti. Il dato segna un leggero calo rispetto ad aprile 2010, dove la medesima opinione veniva espressa dal 49% della popolazione. Scorrendo i dati tra il 2007 ed oggi, però, possiamo osservare come il consenso verso l'idea di rivedere la legge sull'interruzione volontaria di gravidanza in senso restrittivo, pur oscillando, sia sempre superiore al 40%.
D'altra parte, anche guardando alla religiosità degli intervistati, osserviamo una certa misura. Tra i non praticanti i favorevoli alla revisione della 194 sono il 29%, mentre salgono al 44% tra coloro che frequentano la messa in modo saltuario. Come atteso, sono più numerosi tra i praticanti assidui: il 56% di questi, infatti, vorrebbe una revisione in senso restrittivo della legislazione attuale ma, pur essendo questo un orientamento certamente prevalente, non appare plebiscitario.
Se guardiamo al genere, poi, vediamo come siano in misura maggiore le donne (48%), più che gli uomini (45%) a suggerire la modifica della legislazione attuale. Osserviamo, però, come gli orientamenti cambino anche in relazione all'età, oltre che al genere. La revisione in senso restrittivo della legge 194 appare maggiormente diffusa tra le donne di età centrale (35-54 anni) e anziane (oltre 65 anni), mentre tra le under-34 la quota di consenso appare molto più limitata. Al contrario, è tra gli uomini più giovani (15-24 anni) e quanti hanno tra i 35 e i 44 anni che possiamo registrare la quota maggiore di consenso verso una revisione della legislazione attuale.
Infine, consideriamo le divisioni della politica. Tra gli elettori degli attuali partiti di governo, Pdl e Lega Nord, osserviamo una maggiore presenza di sostenitori di una modifica in senso restrittivo dell'attuale legge. La quota maggiore di consenso; però, è presente tra i simpatizzanti dell'Udc. D'altra parte, il partito guidato da Casini è quello che, più di altri, si richiama alla morale cattolica e per questo non appare anomalo ritrovare una maggiore sintonia con le posizioni espresse in proposito dalla Santa Sede. Gli elettori dei partiti di opposizione, parlamentare e non, invece, appaiono quelli in cui il consenso verso una modifica della legislazione attuale è meno diffuso.
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