Il 2012 secondo Toscani? Pace e pene

“Guardi che anche Monti ha il pisello”. La rivelazione, non si sa quanto stupefacente (o fondata), arriva da una voce trafelata. Oliviero Toscani è in auto, armeggia con il cellulare, rientra a casa.
Tokyo, poi Guatemala, quindi uno shooting in Val Gardena. Settant'anni a febbraio, ma il fotografo provocatore per antonomasia non si ferma mai. Il 12 gennaio, in edizione limitata, uscirà il suo Calendario 2012.
Realizzato, come il precedente, per il Consorzio Vera Pelle Italiana Conciata al Vegetale. Cinquecento copie, prezzo da decidere ma probabilmente superiore alle 150 euro l'una. Si potrà acquistare unicamente on line, nel sito www.pellealvegetale.it. Un anno fa il calendario era allegato a Rolling Stone, stavolta il connubio (con Wi- red) è saltato per l'imbarazzo degli editori. Il Fatto Quotidiano lo presenta in anteprima.
Titolo emblematico: "Questo è un momento di pene - Il genere maschile". Nel 2011 era toccato alle vagine ("In Giappone ho allestito la mostra in uno spazio chiamato Spirale. Di solito si mette la spirale nella vagina, io ho messo le vagine nella spirale"). Ora è la volta dei falli. Un calendario un po' statico, nonostante la varietà di forma e lunghezza dei batacchi in primo piano, ma se non altro simbolico. Sempre il 12 gennaio, al Palazzo Nonfinito di Firenze (ore 18), all'interno di Pitti Uomo avrà luogo un dibattito: presenti, oltre all'autore e al figlio Rocco, Philippe Daverio, Camila Raznovich, Rocco Siffredi e Paolo Crepet. L'esposizione di vagine aveva provocato le sempiterne accuse di sconcezza. Toscani, col consueto aplomb, litigò in tivù e sostenne che la Carfagna fosse molto più pornografica: "Una provocazione contro tutto quello che svilisce la donna. Sono abituato a certe reazioni, dal bianco e nero per la Benetton a oggi: alla fine il tempo mi dà ragione".
Adesso è cambiato il soggetto, non l'approccio: "A grande richiesta femminile e femminista, ecco il calendario dei piselli. Lui, che è sempre il più nascosto, censurato e complessato, usato come espressione letteraria, colloquiale proibita, dialettale, colorita. Lui, portatore di vita e di tabù, qui è svelato nella sua naturalezza". Lui, che "ce l'ha anche Monti". Portatore, se non proprio di vita, quantomeno di sobrietà. La paradigmatica e ormai dogmatica Sobrietà.
Non esattamente la cifra distintiva di Toscani, che in un momento storico così satollo di bontà e solidarietà bipartisan rischia di apparire fuori moda. "Io me ne sbatto i coglioni della sobrietà e di Monti. Mi raccomando, virgoletti proprio così: me ne sbatto i coglioni". Non mancheremo. "Continuo a fare quello che mi pare. Non se ne può più di questa politico-dipendenza. Berlusconi ha reso gli italiani tele-idiotizzati e non ci penso neanche a farmi condizionare da un contesto simile". Neanche dalla crisi?
"Che palle. La crisi ce l'ha chi ne parla. Non sono per niente in crisi. Ho appena lavorato per le Nazioni Unite, una cosa sui Diritti Umani. Sto bene e sono attivissimo. Nessuna crisi".
Per forza, lei è ricco e famoso. Alleva cavalli, produce olio e vino, quando si riposa ha le vigne di Casale Marittimo (Pisa) a proteggerla. Bella vita. A settant'anni il fotografo si diverte ancora a provocare: un pisello al mese 'a grande richiesta delle femministe'
"Macché. Siamo un popolo di viziatissimi, con quattro vestiti dentro l'armadio potremmo vivere per 400 anni e invece stiamo lì a lamentarci".
Non solo per l'armadio, a dire il vero. Toscani è l'iconoclasta geniale in servizio permanente. Il figlio di Fedele, primo fotoreporter del Corriere della Sera, celebre anche per avere ritratto i cadaveri di Benito Mussolini e Claretta Petacci a Piazzale Loreto ("Alcuni nostalgici interpretarono quelle foto come un atto di coraggio postumo. Avviene anche nella religione: se non ci fosse l'iconografia di Gesù Cristo e la Madonna, nessuno crederebbe in loro. L'immagine è la vera, grande, immensa memoria storica dell'umanità che trasforma l'uomo in eroe"). Toscani, anzi "OT" come il nome dei suoi vini, è l'equilibrista che eterna i condannati a morte per mandare messaggi di pace.
L'osservatore che sbatte l'anoressia in prima pagina per cortocircuitare l'ipocrisia. Il fotografo-ossimoro che ostenta volgarità (presunta) e consumismo (evidente) per rilanciare estetica e uguaglianza. Ora vicino ai Radicali, ora assessore di Sgarbi prima di litigarci furiosamente, ora (anzi 40 anni fa) sottoscrittore forse a sua insaputa - dell'appello contro il commissario Calabresi sul caso Pinelli. Più i bigotti lo mitragliano, più lui alza il tiro (e abbassa l'inquadratura). "Non dovrei mostrare i piselli per colpa di quattro politici castrati? Si figuri se adesso faccio dipendere le mie scelte dal loden di Monti". Che ha il pisello, ma non si è ancora capito se piaccia a Toscani. "Spero che sia tanto bravo quanto è antipatico". Nel frattempo è quasi gennaio. Gli uccelli fan festa. E il momento dei peni è vicino.
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