In 18 anni oltre due miliardi Tutto il potere ai tesorieri dalle Camere controlli formali

Dalla Rassegna stampa

Dice il tesoriere di un grande partito, guardando fuori da una finestra affacciata sui tetti di Roma: "Se esco di qui e decido di comprarmi quel palazzo, posso farlo senza chiedere il permesso a nessuno". E poi certo, le spese vanno messe a bilancio, le assemblee devono votarlo, ma i politici - quei numeri - non sanno nemmeno leggerli. "Nelle casse dei partiti italiani negli ultimi 18 anni sono entrati 2,3 miliardi di euro di finanziamento pubblico - dice il segretario radicale Mario Staderini -. Alla fine delle legislature in corso (i soldi riguardano le elezioni politiche, regionali, europee) si arriverà a 2,7 miliardi, ma le spese documentate sono solo 580 milioni. Dove sono finiti tutti agli altri soldi?". Il mare di denari versati nelle casse di tutti i partiti (anche quelli che raggiungono 1'1 per cento senza entrare in Parlamento) è gestito senza alcun controllo reale. "Il Pd - dice il tesoriere Antonio Misiani - è l'unico che ha certificatori esterni per il bilancio, e da quest'anno li avrà anche per le strutture regionali. Solo così, si può essere certi che i fondi vengano usati per quello per cui lo Stato li eroga: la politica".

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