Dal nord al sud contro-inaugurazioni Radicali dell'anno giudiziario 2012

Striscione 28.01.12 amnistia per giustizia e libertàUna valanga di dati e ammissioni a proposito dell'inefficienza e della bancarotta del “sistema giustizia” nel nostro Paese: questo il resoconto delle inaugurazioni dell'anno giudiziario 2012.

Affinchè non ci si fermi ai numeri e alle parole, Radicali italiani ha organizzato manifestazioni davanti alle Corti d'appello italiane: a Roma, Napoli, Firenze, Ancona, Bologna, Cagliari, Catania, Lecce, Milano, Salerno, Potenza, Trieste, Torino e Genova militanti, dirigenti e parlamentari hanno rilanciato l'amnistia quale unico strumento in grado di rimettere in modo il sistema giudiziario e consentire quelle riforme da tutti considerate come necessarie.

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Solo l'amnistia infatti porterebbere ad un drastico taglio dei processi arretrati, garantendo comunque il risarcimento alle persone offese. Al tempo stesso, consentirebbe di far uscire le nostre carceri da quelle condizioni disumane che ci costano condanne sistematiche dalla Corte europea dei diritti dell'uomo.

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Quando la giustizia non funziona, viene meno lo Stato di diritto, le regole democratiche, le stesse libertà personali.

Il video delle contro inaugurazioni

I numeri del servizio giustizia che non c'è

Nel civile, per giungere a una sentenza di primo grado trascorrono mediamente 470 giorni (lo scorso anno erano 456) e altri 1.032 ne occorrono in Corte d’appello (erano 947). Complessivamente (senza considerare la Cassazione, 37 mesi), una causa civile dura 1.502 giorni (contro i precedenti 1.403). Nel penale, i 316 giorni del Tribunale sono diventati 337 e i 739 della Corte d’appello sono saliti a 901, per un totale di 1.238 giorni, che diventano 1.621 se si aggiungono i 383 delle indagini (anche qui senza considerare la Cassazione, 7 mesi): rispetto all’anno precedente, la durata media di un processo è quindi aumentata di 200 giorni (era 1.428).

9 milioni di cause pendenti e 170 mila prescrizioni l'anno, fanno sì che lo Stato italiano, possa essere definito un "delinquente professionale" perché viola costantemente la legalità costituzionale, europea e internazionale.

La Banca d'Italia ha calcolato che la malagiustizia ci costa l'1% del PIL.



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