Abolire il valore legale del titolo di studio: una riforma per entrare nel merito

dea AtenaIl valore legale del titolo di studio? Una garanzia inconsistente

Quando si parla di valore legale del titolo di studi si fa riferimento a quel particolare riconoscimento, sancito dalla legge, per cui il titolo di istruzione approvato da una accreditata istituzione scolastica o accademica produce determinati effetti giuridici. In linea teorica si tratta di una ufficiale certificazione che attesta le conoscenze e le competenze acquisite durante il corso degli studi, secondo canoni e direttive prestabiliti, come se il suo possesso sancisse automaticamente le capacità di un individuo in determinati ambiti.

 

Sappiamo tutti che non è così: il titolo di studi, nonostante il suo valore legale, non si traduce in garanzia di alcunchè. Basta pensare all'esperienza quotidiana di ognuno di noi: il titolo di studi rappresenta poco più che un "pezzo di carta", necessario per seguire una carriera studiorum, ma che dice poco o nulla riguardo le effettive nostre conoscenze ed è evidente che nella ricerca di un lavoro nel settore privato spesso non sia assolutamente preso in considerazione.

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Abolirlo perché

L'abolizione del valore legale è il primo passo verso la realizzazione di un sistema più efficiente di accreditamento dei percorsi formativi, che certifichi la qualità effettiva dei titoli di studio. Si tratta di rimuovere un meccanismo che non rende conto con trasparenza della diversità dell'offerta formativa esistente e di sostituirlo con un altro, nazionale e pubblico, veramente affidabile, che metta al centro il merito e le capacità dell'individuo da un lato, ma anche il pregio e l'affidabilità di alcuni percorsi formativi.

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Vogliamo liberare l'università: pagina a pagamento di Radicali italiani il 20 gennaio sul Riformista!

 

Vogliamo liberare l'università

Radicali italiani si è fatto promotore di un appello, redatto da accademici e diffuso tra le università italiane, perchè il Parlamento si occupi con le prossime riforme sulla scuola anche dell'abolizione di questo concetto anacronistico. I controlli e le norme non garantiscono che tutti laureati con un certo corso possiedano almeno un insieme minimo di competenze. Sarebbe finalmente il principio del merito a far emergere l'individuo e il principio di qualità a scremare gli atenei.

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Cambiare in meglio

Oggi il potere di conferire determinati titoli è assegnato a scuole, università sia pubbliche che private che per ottenerlo devono essere incaricate dalla legge o riconosciute dal Ministro, conformando il titolo offerto e l'ordinamento didattico a schemi definiti da leggi e regolamenti ministeriali. Riorganizzare il sistema di garanzia di qualità dell'istruzione significherebbe incaricare delle autorità terze ed indipendenti dall'ordinamento scolastico della certificazione e dell'accreditamento degli istituti scolastici, previa reale verifica della sussistenza dei requisiti necessari di competenza e professionalità. Contemporaneamente occorrerebbe sviluppare una politica accorta sulle borse di studio e/o i prestiti d'onore in modo da assicurare a tutti i capaci e i meritevoli, indipendentemente dal reddito, l’accesso ai livelli più alti di istruzione. In tal modo si incentiverebbero gli studenti a competere per essere ammessi alle scuole e alle università migliori e si incentiverebbero le istituzioni scolastiche, le università ed i professori che ne fanno parte, ad offrire servizi migliori e livelli di istruzione più alti. La rinuncia all’eguaglianza formale si tradurrebbe in una svolta sostanziale... in meglio.

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