Vivisezione, Pullia e Rosasco: “Perché aderiamo alla manifestazione nazionale di sabato. Chiudere Green Hill”

Vivisezione

Dichiarazione di Francesco Pullia, della Direzione nazionale di Radicali Italiani e Alessandro Rosasco, della Giunta di segreteria di Radicali Italiani: 

“Aderiamo alla manifestazione nazionale che avrà luogo sabato 25 settembre a Roma, con partenza alle 15 da piazza della Repubblica, non soltanto per dire no alla vivisezione e agli allevamenti, come quelli della Green Hill di Montichiari (BS), che riforniscono i laboratori di mezzo mondo di animali da seviziare, ma soprattutto per affermare un nuovo modo di concepire la ricerca scientifica e il rapporto uomo-animale.

Green Hill di Montichiari è l’unico allevamento di cani “da laboratorio” rimasto in Italia, uno dei più grandi d’Europa. Da Montichiari mensilmente 250 cuccioli di razza beagle vengono spediti verso l’inferno dei laboratori farmaceutici di tutta Europa, per il profitto di una multinazionale della sofferenza che gestisce questo lager, l’americana Marshall Farm Inc. Green Hill è a tutti gli effetti una fabbrica, dove questi animali non vedono la luce del sole, non toccano erba, non respirano aria naturale. Capannoni in cui sono stipati 2500 cani in attesa di un destino atroce. Allo stato la chiusura di Green Hill potrebbe essere decretata in un attimo se dal Ministero della Salute avessero la forza di far applicare a questo allevamento le norme della Regione Lombardia previste per tutti gli altri allevamenti di cani. La stessa Asl regionale e la stessa Regione Lombardia hanno evidenziato una discrepanza nel caso Green Hill. Adesso l’ultima parola spetta al Ministero.
La manifestazione, organizzata da un ampio e articolato cartello di associazioni animaliste e verdi, non può, a nostro avviso, passare inosservata specialmente perché cade all’indomani dell’approvazione da parte del Parlamento Europeo di una nuova direttiva (86/609) sulla sperimentazione animale che segna una brusca, preoccupante, inversione di tendenza rispetto al passato. Riteniamo che l’appuntamento di sabato debba essere considerato di primaria importanza politica da parte di tutte le forze perché obbliga a precise scelte e a risposte che investono non soltanto la sfera individuale ma anche quella pubblica.
Si tratta, infatti, di scegliere se stare da parte degli interessi baronali e delle industrie della malasanità oppure della vera scienza. La vivisezione, come ormai è attestato da un numero sempre più elevato di studiosi, non solo non ha nulla a che fare con la scienza ma è un inganno crudele, un cavallo di Troia tramite il quale farmaci inefficaci e pericolosi vengono immessi sul mercato con certificazioni di efficacia e innocuità (o di “non provata” nocività) inaffidabili e prive di valore scientifico. Si basa sull’errore metodologico di considerare i risultati ottenuti su una specie animale validi per altre specie, inclusa quella umana, fingendo di ignorare che ogni specie animale possiede, in realtà, una propria anatomia fisiologica, biochimica, genetica. Le differenze biologiche esistenti in natura non rendono mai i risultati univoci producendo, per quanto riguarda la tossicità dei composti chimici, gravi ripercussioni sugli esseri umani. Ciò significa che gli effetti prodotti, ad esempio, da una sostanza su una cavia non sempre, anzi quasi mai, si riscontrano nell’uomo. Non sono pochi, purtroppo, i medicinali risultati innocui su animali ritirati successivamente dal commercio per avere causato danni irreparabili. Un numero sempre maggiore di report scientifici attestano l’inaffidabilità dei “modelli” animali usati per studiare le malattie umane come la sclerosi multipla, l’ictus, l’artrite reumatoide, la malattia di Parkinson, la malattia di Alzheimer, il cancro al polmone, al cervello, all’intestino. Al contrario, metodi sostitutivi come gli studi su colture cellulari, biosensori su chip al silicio, la genomica, la proteomica, le simulazioni al computer, possono fornire risposte veloci e sicuramente più attendibili. Ci si domanda quando sarà insignito del premio Nobel qualcuno di quegli studiosi che da lungo tempo hanno dimostrato che si possono conseguire risultati eccellenti nel campo della ricerca medica senza procurare sofferenza ad altri esseri senzienti e senza nuocere ovviamente, allo stesso uomo. La nonviolenza non è solo uno strumento di lotta ma una forma di consapevolezza valevole per ogni aspetto della conoscenza e dell’azione umana.”
 

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