Dichiarazione di Antonella Casu, Segretaria di Radicali Italiani.
Nella XIV e nella XV legislatura - in occasione della discussione sul Bilancio interno della Camera dei deputati – è stato proposto dai parlamentari Radicali un ordine del giorno che, se adottato, avrebbe sanato la posizione lavorativa dei collaboratori dei parlamentari.
I deputati e i senatori, infatti, percepiscono una somma mensile a titolo di rimborso forfettario per le “spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori”, nell’ambito della quale vengono pagati gli assistenti.
Basterebbe che tali somme fossero erogate a fronte della relativa documentazione e non a titolo di rimborso forfettario per evitare “indebiti” introiti, non sottoposti peraltro all’imposizione fiscale, a favore di quei parlamentari che intascano per se e non a fronte di spese effettive o che pagano poco e in nero i propri collaboratori.
La cosiddetta “questione morale”, non può essere ridotta a questione giudiziaria e penale, è questione pienamente politica e richiede provvedimenti concreti: regole e comportamenti di onestà, correttezza e trasparenza.
La sentenza con la quale il giudice Michele Forziati ha condannato Gabriella Carlucci sia elemento di riflessione e di rivalutazione - per quella parte di classe dirigente di questo paese che invoca a parole la moralità della politica - di quanto più volte proposto, in assoluta solitudine, dai Radicali.
Segue il testo dell’ordine del giorno depositato e respinto.
La Camera,
premesso che:
al deputato è attribuita una somma mensile di 4.190 euro, a titolo di rimborso forfetario per le spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori, erogato tramite il gruppo parlamentare di appartenenza;
impegna l’Ufficio di Presidenza
a deliberare sulla obbligatorietà di documentare tali spese, che saranno rimborsate, con cadenza mensile, direttamente al deputato, nei limiti del budget annuo e rese pubbliche sul sito internet della Camera dei deputati.
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