Dichiarazione di Maurizio Bolognetti, Direzione nazionale Radicali Italiani
Correva l’anno 1979. E’ il 23 gennaio e nell’aula di Montecitorio risuona la voce di Emilio Colombo. Colombo, nel corso di un lungo intervento, cita Giustino Fortunato e lo “sfasciume geologico”, ma parla anche della necessità di “opere igieniche” e di acque sporche che finiscono nei fiumi e da lì negli invasi. Queste le testuali parole del Senatore Colombo, così come trascritte negli atti parlamentari della VII legislatura: “Vi sono scarichi di acque sporche che vanno nei corsi d’acqua; questi corsi d’acqua alimentano gli invasi; gli invasi, a loro volta, alimentano la irrigazione…vi è dunque l’esigenza della depurazione, vi è il problema della deviazione di queste acque di rifiuto dai corsi d’acqua che alimentano gli invasi”. Trent’anni dopo, e decine o forse centinaia di milioni di euro dopo, in Basilicata si discute ancora di depuratori non funzionanti, di una rete di depurazione carente, di fogne non collettate e di dighe inquinate. L’unico che non sembra essersi accorto di questa situazione è l’assessore all’ambiente Agatino Mancusi, che continua a ripetere che è tutto a posto. Negare, negare sempre negare. Negare anche l’evidenza, questa sembra essere la tattica adottata in via Verrastro. Eppure, un esponente della maggioranza che governa la Provincia tiene a ricordare che da circa un anno(chissà perché) non entrano in funzione i nuovi impianti di depurazione previsti a protezione proprio della diga del Pertusillo. E chissà perché nel decreto di perquisizione e sequestro della sede dell’Associazione Radicali Lucani, il dottor Colella parla solo del Pertusillo. Che si sia trattato di un lapsus? Ovviamente nessuno in queste ore vuole toccare la questione petrolio e interrogarsi su quanto sia stato scellerato autorizzare estrazioni, perforazioni e pozzi di reiniezione in prossimità di importanti bacini idrici e in un territorio delicatissimo dal punto di vista idrogeologico, che, oltre a contenere nelle sue viscere milioni di barili di petrolio, vanta una risorsa più preziosa del petrolio stesso: l’acqua.
Intanto, mentre con sempre maggior evidenza emerge la fondatezza delle nostre denunce, nessuno ad oggi ha ritenuto di doversi scusare per il fango e le accuse di procurato allarme.
Torno a chiedere al dottor Colella e al procuratore di Potenza Colangelo se le uniche indagini che intendono fare sono quelle finalizzate a perseguire chi ha avuto il torto di far esplodere certi bubboni. E questo mentre continuiamo a registrare l’assoluta inerzia della Procura della Repubblica di Melfi su Fenice e mentre i nostri esposti, se tutto va bene, giacciono in un qualche cassetto della Procura di Potenza.
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