Pozzo Eni Cerro Falcone2: Zamparutti interroga il Ministro dell'Ambiente e della Salute

Eni, pozzo Cerro Falcone

Calvello, Cerro Falcone2: Zamparutti interroga i ministri della Ambiente e della salute

Interrogazione di Elisabetta Zamparutti
 
Al Ministro dell’Ambiente
Al Ministro della Salute
 
Premesso che:
 
in un esposto-denuncia del 2 settembre 2010, diretto alla Procura della Repubblica di Potenza, con firma Maurizio Bolognetti, Segretario dell’Associazione Radicali Lucani, componente della Direzione Nazionale di Radicali Italiani e Consigliere nazionale dell’Associazione Coscioni, e avente quale oggetto “Lavori di allestimento definitivo a produzione dell’area pozzo Cerro Falcone 2 (CF2) in agro di Calvello e inquinamento della sorgente Acqua dell’Abete in agro di Calvello”, emergono alcuni dati relativi alla situazione dell’inquinamento prodotto dalle estrazioni petrolifere nella Val d’Agri;
 
si tratta della vicenda del Pozzo dell’Eni Cerro Falcone 2, ubicato ai confini del Parco dell'Appenino Lucano, pertanto in un’area Sito di interesse comunitario (Sic) e Zona di protezione speciale (Zps);
 
nell’esposto si legge che il 20 luglio 2010, la Regione Basilicata ha autorizzato i lavori di allestimento definitivo e messa in produzione dell’area Pozzo Cerro Falcone 2 (CF2), nel Comune di Calvello (Pz), di cui è titolare Eni spa;
 
a valle del pozzo, a circa 100 metri, si trova la sorgente Acqua dell'Abete, sequestrata due volte, causa inquinamento, dal Corpo forestale dello Stato: il primo sequestro è datato 20 novembre 2008, l’ultimo il 26 luglio 2010;
 
nel dicembre del 2008, in seguito al primo sequestro, sul Giornale di Calvello, l’avvocato Alfonso Fragomeni scriveva: “Il Corpo forestale dello Stato si è mosso in seguito ad una segnalazione che riferiva di uno strano liquido oleoso affiorante nei pressi del ponte in legno nei pressi della fontana. E pare che, secondo gli esami effettuati dall’Arpab, nel liquido esaminato siano presenti sostanze definite pericolose e catalogate come CER 170503. Con questo codice vengono classificati il materiale, terreno e rocce, provenienti da scavi, nonché i fanghi di drenaggio occorrenti per gli scavi”. È il caso di ricordare che l’unica attività antropica presente nell’area della Sorgente Acqua dell’Abete è rappresentata dalla presenza del pozzo Eni Cerro Falcone 2;
 
i primi giorni del luglio 2010, con la presenza di Radio Radicale, Maurizio Bolognetti ha documentato in un video la presenza di macchie oleose e iridescenti nei pressi della sorgente Acqua dell’Abete, area di Calvello;
 
il 6 agosto del 2010, un articolo della Gazzetta del Mezzogiorno faceva riferimento ai nuovi sequestri del Corpo Forestale dello Stato, avvenuti in data 26 luglio 2010: “La parte di schifezza oleosa è visibile ad occhio nudo. E tutti si chiedono dove arriverà. Perché quello che passa da contrada Autiero di Calvello è un piccolo ruscello che scende fino a valle. E a valle, lo tengono ben presente gli investigatori che hanno sequestrato l’area, c’è la diga della Camastra. La Forestale dice: inquinamento da Petrolio”;
 
il 31 agosto, in un servizio trasmesso dal Tgr Basilicata, la giornalista Valentina Dello Russo affermava: “Alla domanda se la regione effettui monitoraggi propri sulle acque, Viggiano sostiene di no e che sia l’Arpab l’ente deputato a farne, ma dall’Agenzia regionale per la protezione dell’Ambiente fanno sapere che in quell’area le sole indagini effettuate sinora riguardano la qualità dell’aria. Dunque, chi oltre alla magistratura, le cui indagini restano segrete, vigila sulla salute delle sorgenti nel parco nazionale dell’Appennino lucano?”;
dal servizio emergono seri dubbi sul ruolo esercitato dall’Arpa Basilicata. È di fondamentale interesse sottolineare anche la contraddizione con quanto affermato, nel dicembre 2008, dall’Avv. Alfonso Fragomeni sulle pagine de “Il Giornale di Calvello”. Infatti, come sopra riportato, Fragomeni parlava di “esami effettuati dall’Arpab”. La Regione declinava, pertanto, ogni responsabilità e competenza sui monitoraggi e l’Arpab, chiamata in causa dalla Regione, dichiarava di non aver mai analizzato le acque sottoposte a sequestro;
 
a tal proposito, in una relazione redatta dalla società Metapontum Agrobios tra il marzo 2005 e il dicembre 2007, si legge: “Nei campioni prelevati nel sito Vt35 (concessione Volturino Cerro Falcone 1) sono stati riscontrati spesso anche valori di concentrazione di idrocarburi pesanti C>12 superiori ai limiti previsti per le aree verdi (tabella 1/b, allegato 5, della 152/2006)”;
 
infine, l’esposto cita le analisi commissionate dai Radicali, nelle quali, in data 21 gennaio 2010, emergeva una presenza di Bario nella diga della Camastra due volte superiore ai limiti consentiti per la categoria A3 dal Dlgs 152/2006;
 
in un articolo di Maurizio Bolognetti pubblicato su La Nuova del Sud il 14 novembre 2008, si legge che nella Val d’Agri, all’epoca, si registravano picchi tumorali ed infezioni broncopolmonari in crescita esponenziale a causa della presenza di idrogeno solforato, il sottoprodotto principale dell’opera di idro-desulfurizzazione del petrolio. “Il contatto quotidiano anche con basse dosi di H2S, dell’ordine di grandezza delle normali immissioni nell’atmosfera di un centro di idrodesulfurizzazione, provoca effetti di alta tossicità per la salute umana, animale e vegetale” (Maria Rita D’Arsogna, department of Mathematics California state university, e Thomas Chou, department of Biomathematics California state university);
 
nello stesso articolo si sollevava la questione del monitoraggio ambientale in Val d’Agri, previsto nel protocollo di intenti Eni-Regione redatto nel 1999. La Ola (Organizzazione lucana ambientalista) sottolineava come gli unici dati disponibili fossero quelli diffusi dall’Eni, che, pertanto, avrebbe assunto la duplice veste di controllore-controllato. Inoltre, i dati sul monitoraggio ambientale apparivano alquanto carenti, ad iniziare da quelli relativi alla quantità di idrogeno solforato immesso nell’aria.
 
Considerato che:
 
a giudizio degli interroganti si impongono alcuni argomenti di importanza prioritaria: la contraddizione relativa alla questione dei rilevamenti Arpab, dalla stessa, in seguito, negati; la questione del monitoraggio ambientale nell’area descritta, che dovrebbe essere garantito dalla Regione a tutela della salute pubblica.
 
 
Si chiede di sapere:
 
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti in premessa;
 
se intendano avviare repentinamente indagini dettagliate per spiegare la vicenda dei rilevamenti Arpab, chiarendo le motivazioni per le quali l’Agenzia abbia, in seguito, negato di avere effettuato le analisi;
 
se non ritengano opportuno sostenere l’avvio di monitoraggi costanti e continui nell’area descritta, affidandoli ad una società specializzata e terza rispetto alle parti in causa, al fine di garantire la trasparenza e la pubblicità dei risultati;
se non ritengano opportuno arrestare i lavori di allestimento definitivo e la messa in produzione del Pozzo Cerro Falcone 2, autorizzati dalla Regione Basilicata il 20 luglio scorso, al fine di avviare in via prioritaria le analisi necessarie per verificare la quantità delle sostanze tossiche presenti in loco e garantire la conformità delle emissioni ai valori prescritti per legge.
 
Approfondimenti
 
 
 
 
 
 
Coincidenze? 3 settembre 2010
 
 

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