Nucleare, Zamparutti: I reattori francesi sono costosi e non sono sicuri

Reattori nucleari
Elisabetta Zamparutti, deputata radicale in Commissione Ambiente, ha presentato un’interrogazione parlamentare sui costi crescenti, l’allungamento dei tempi di realizzazione e il perdurare dei problemi di sicurezza che presentano i reattori nucleari di terza generazione EPR alla base degli accordi italo-francesi.
 
La deputata radicale ha dichiarato: “Le notizie che giungono d’oltralpe documentano che il reattore EPR, cuore della strategia di esportazione del nucleare francese e che sarà alla base del rientro italiano nel nucleare, ha costi crescenti (già raggiunti i 5 miliardi, con aumenti del 50% dei costi inizialmente preventivati), tempi lunghi di realizzazione (ritardi accumulati tra i quattro anni, per quello che Areva sta costruendo ad Okiluoto, in Finlandia e i due anni, per quello di EDF a Flamanville, in Francia) e continua a presentare problemi di sicurezza. Non è vero dunque, come afferma Anne Lauvergeon che guida AREVA, che i costi elevati sono legati agli standard di sicurezza del reattore, tant’è che l’Autorità francese per la sicurezza nucleare ha dovuto di recente muovere ulteriori critiche, dopo quelle del 2008 e 2009, a questo tipo di reattore.”
 
La Zamparutti ha poi concluso: “Quello che non sono riusciti a vendere agli arabi, perdendo la gara negli Emirati Arabi, i francesi ce lo rifilano a noi. Berlusconi riveda questa scelta sconsiderata e salvi il paese da una sciagura.”
 
Al Presidente del Consiglio
 
Premesso che:
 
diverse testate non italiane, nelle ultime settimane, hanno riferito di gravi problemi connessi alla costruzione del reattore francese EPR ideato da AREVA;
 
si tratta di un reattore che è il cuore della strategia di esportazione del nucleare francese e che sarà alla base del rientro italiano nel nucleare;
 
sull’Express Belgique del 1° settembre 2010, si legge che il gruppo francese di BTP Bouygues, , in occasione della diffusione dei dati trimestrali, ha ammesso di aver incontrato ulteriori difficoltà sul cantiere “estremamente difficile e complesso” del primo reattore nucleare francese di tipo EPR, attualmente in costruzione a Flamanville;
 
secondo il numero uno del gruppo, Martin Bouygues, il cantiere "ha un'ergonomia di dettaglio complessa e un'esecuzione estremamente difficile";
 
a fine luglio, la maggiore azienda produttrice e distributrice di energia elettrica in Francia, EDF, in merito all’avviamento dell’EPR di Flamanville, (iniziato nel dicembre 2007) ha rivelato il cumulo di un ritardo di almeno due anni e una lievitazione dei costi di almeno il 50% rispetto a quanto inizialmente preventivato;
 
l’obiettivo della “prima produzione commerciabile” dell’EPR è ormai fissato da EDF per il 2014 ed il costo totale del reattore è stimato a 5 miliardi di euro, contro i 3,3 iniziali;
 
EDF si giustifica dicendo che i ritardi ed i costi crescenti sono dovuti al fatto che si tratta della realizzazione di un primo reattore di questo tipo, anche se Areva sta sperimentando suoi propri ritardi e aumenti dei costi per quanto riguarda la costruzione dell’atro EPR in Finlandia;
 
questo cantiere EPR, gestito da Areva a Olkiluoto in Finlandia, presenta quattro anni di ritardo per un costo totale di 5,7 miliardi di euro. L’Areva ha annunciato recentemente una nuova fornitura di 400 milioni di euro di provvigioni addizionali per affrontare la situazione;
 
alle critiche mosse a questo tipo di reattore per i suoi costi elevati, Areva replica che vuole garantire   i criteri di sicurezza. In una intervista al Corriere della Sera di domenica 5 settembre, Anne Lauvergnon, amministratore delegato di AREVA, spiegava con queste argomentazioni il fallimento della partecipazione alla gara d’appalto ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti, vinta invece dai sud coreani ed invitata l’Italia a procedere nel suo rientro nel nucleare;
 
in realtà la sicurezza di questo tipo di reattori è oggetto da tempo di critiche da parte dell’Autorità francese per la sicurezza nucleare (ASN);
 
secondo quanto riporta Romandie News del 2 agosto 2010, l’Autorità francese per la sicurezza nucleare ha annunciato nei giorni precedenti di aver richiesto a EDF di “operare una modifica in una delle piattaforme di comando del reattore” EPR;
 
un’agenzia di bloombergnews.com del 30 agosto, riferiva di difetti di saldatura nelle linee di contenimento dell’EPR in costruzione a Flamanville che sarebbero stati riscontrati dall’ASN nel corso di un’ispezione a fine luglio e resa nota il 27 agosto sul loro sito;
 
secondo il rapporto, si tratta di criticità analoghe a quelle già sollevate nel 2008 e 2009 e trattate da EDF non correttamente. L’ASN muove inoltre critiche ad EDF per la lentezza nell’individuazione di queste problematicità;
 
l’agenzia ha anche riferito che un operaio che lavora al sito nucleare ha parzialmente perforato un blocco in calcestruzzo che conteneva un cavo di 400.000-volt che alimentava uno dei reattori di Flamanville. Il reattore è stato spento, e l’ASN ha parlato di “una carenza di informazioni” e di una scarsa capacità di identificazione del cavo come ragioni dell’incidente;

lo scorso autunno, le autorità di sicurezza nucleare di Francia, Gran Bretagna e Finlandia avevano sollevato alcune riserve relativamente ai sistemi di sicurezza dei reattori nucleari EPR;

nella nota diffusa sul sito internet, l’ASN ricorda: “Il 15 ottobre 2009, l’Autorità per la sicurezza nucleare aveva indicato all’EDF che la sicurezza dell’architettura di controllo-comando del reattore EPR di Flamanville non era dimostrata” richiedendo, inoltre, alcuni “elementi di giustificazione” giudicati infine non convincenti;

continua l’ASN: “Si tratta di modificare l’architettura di controllo-comando, la spina dorsale del reattore, che permette agli operatori in sala di comando di ricevere i dati dell’installazione (temperature, flusso..) e di trasmettere le istruzioni. […] In novembre avevamo l’impressione che EDF non avesse ancora preso provvedimenti a riguardo, ora c’è un dialogo costruttivo. Se le modifiche saranno apportate, la piattaforma potrà essere accettata”;

anche negli Stati Uniti sono sorti diversi dubbi sulla scelta del reattore EPR, come conferma il sito SourceInvestir.fr il 28 luglio 2010: la Nuclear Regulatory Commission (NRC, l’autorità americana per la sicurezza del nucleare) si è mostrata perplessa di fronte ad alcuni elementi del controllo-comando del reattore franco-tedesco. Nello specifico, esattamente come le autorità di sicurezza francese, finlandese e britannica avevano fatto lo scorso novembre, si critica la grande complessità del sistema e l’assenza di ridondanza di certe parti del dispositivo. Proprio questo, in situazioni di emergenza, potrebbe compromettere il riavvio di un reattore impraticabile;
 
a giudizio degli interroganti, il quadro normativo in tema di sicurezza definito dal decreto n. 31 del 15 febbraio 2010, assegna un tempo troppo limitato (solo 90 giorni!) all’istituenda Autorità italiana per la sicurezza nucleare per verificare “la rispondenza degli impianti ai migliori standard di sicurezza internazionali definiti dall'AIEA, alle linee guida ed alle migliori pratiche raccomandate dall'AEN-OCSE” 
 
tant’è che sostanzialmente affida all’Autorità un ruolo di mero ratificatore di decisoni prese altrove laddove afferma all’art 7 che “ le approvazioni relative ai requisiti e alle specifiche tecniche di impianti nucleari, già concesse negli ultimi dieci anni dalle Autorità competenti di Paesi membri dell'Agenzia per l'energia nucleare dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (AEN-OCSE) o dalle autorità competenti di Paesi con i quali siano definiti accordi bilaterali di cooperazione tecnologica e industriale nel settore nucleare, previa approvazione dell'Agenzia, sono considerate valide in Italia”;
 
si chiede di sapere:
 
se il Governo sia al corrente delle criticità rilevate riguardo al reattore EPR e di quali dati disponga in merito;
 
se non ritenga di dover rivedere la decisone di rientrare nel nucleare attesi l’aumento dei costi e i ritardi accumulati nella realizzazione di quel tipo di reattore che dovrebbe essere il perno del ritorno italiano nel nucleare;
 
se non ritenga di rivedere il sistema dei controlli sulla sicurezza come definiti nel decreto citato in premessa che risulta del tutto inadeguato alla complessità delle operazioni per la realizzazione di centrali nucleari, operazioni che in Francia stanno durando anni e che da noi si vorrebbero esaurite in pochi mesi.
 
 

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