Nomen Omen

A cosa devono replicare le associazioni che si definiscono pro-vita e il direttore de l’Avvenire? Loro, che hanno definito assassini quelli che hanno difeso il diritto di Piero Welby a non subire un inutile accanimento “terapeutico”, loro che hanno crocifisso Beppino Englaro perché voleva liberare sua figlia da una vita artificiale, che non era vita, assecondando il volere della povera Eluana, stanno creando per l’ennesima volta una contrapposizione che non c’è. Di quale contrapposizione parliamo? Loro pro-vita e noi i portatori di morte? Possibile che non comprendano che vogliamo semplicemente difendere il diritto a poter scegliere. Il diritto a poter dire no quando si ritiene che la vita non sia più vita, quando non si vuole sopravvivere tracheotomizzati e attaccati ad una macchina. Il diritto a poter dire no a gratuite sofferenze. Libertà di scelta, è di questo che stiamo discutendo. Si strappano le vesti, gridano allo scandalo solo perché una volta tanto Mina Welby e Beppino Englaro hanno potuto parlare a milioni di telespettatori, che probabilmente, anzi certamente, si sono riconosciuti nelle loro parole che sono state parole d’amore. Si strappano le vesti perché una volta tanto siamo usciti dal ghetto, dopo aver subito ore e ore di manganellate e olio di ricino, dopo che ci hanno resi muti e inermi. Ha ragione la pastora della chiesa valdese Maria Bonafede nell’ affermare che quando il tema del “fine vita” era assai caldo “le reti televisive pubbliche e private hanno offerto a esponenti del mondo cattolico uno spazio pressoché esclusivo per spiegare come e perché quello che la moglie di Piergiorgio e il padre di Eluana chiedevano fosse, al fondo, libertà di omicidio: un atto violento e irresponsabile contrario all’etica naturale e al principio dell’assoluta sacralità della vita umana.” Se Dio c’è, come potrebbe condannare chi ha scelto di dire no a gratuite sofferenze? Di quale Dio parliamo? Maria Bonafede dice che chi "non è in televisione, non è nella società" e che il dramma ancora più grande è che “esclusione dopo esclusione, censura dopo censura, silenzio dopo silenzio, l’Italia diventa un paese più povero di idee e di libertà”.
Maurizio Bolognetti, Direzione nazionale Radicali Italiani e Consigliere Associazione Coscioni
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