Funerali religiosi a Orvieto al diacono suicida Luca Seidita. Farina Coscioni: a lui concesso quello che venne negato a Piergiorgio Welby

Luca Seidita

Dalla vicenda Welby hanno ammesso in chiesa la bara, il corpo morto di Luca Seidita. Crediamo che con questo si sia seguito il sentimento popolare di tutti, cattolici, credenti e non.
Il problema però è un altro: se a coloro che hanno portato a questo grado di disperazione al quale si è riconosciuto evidentemente di non essere responsabile del proprio suicidio -provocato- sarà giusto quando verrà il loro turno, il più possibile lontano, che possano loro anche essere ammessi in chiesa.
Detto questo dal vescovo padre Giovanni Scanavino è venuto un gesto coraggioso, improntato ad autentico senso cristiano di pietas.
Non è mia intenzione fare polemiche. Ma non posso non pensare, come credo tutti abbiano pensato, che analoga misericordia, analoga “pietas” cristiana è stata rifiutata, dalle alte gerarchie vaticane, a Piergiorgio: che ha amato la vita fino a quando ha potuto, e poi stremato, anche lui, ha implorato di poter essere lasciato andare; quella misericordia e quella “pietas” che avrebbe certamente un poco consolato la vedova, Mina Welby e l’anziana madre, e che invece, per ragioni prettamente politiche e che nulla hanno a che fare con la fede, sono state loro negate. Grazie, dunque, padre Scanavino per questo suo gesto di misericordia e di amore.

Dichiarazione di Maria Antonietta Farina Coscioni, deputata radicale e co-presidente dell’Associazione Luca Coscioni

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