Bolognetti: Dal Greco al Saet la musica non cambia, la corruzione cinge d'assedio il nostro Paese

Maurizio Bolognetti

 

  • Dichiarazione di Maurizio Bolognetti, Segretario Radicali Lucani e Consigliere Associazione Coscioni.
 
Mentre leggiamo di inadempienze in materia di trasparenza da parte delle Asl lucane, di appalti truccati, di monitoraggi ambientali criptati, giunge dal Consiglio d’Europa la conferma che l’Italia è stretta nella morsa di una corruzione “diffusa e sistemica”.
Il Greco(Groupe d’Etats contre la Corruption) afferma che il fenomeno riguarda in particolare la pianificazione urbanistica, gli appalti pubblici, la gestione dei rifiuti e la sanità.
Gioverà ricordare che il Procuratore generale della Corte dei Conti, Furio Pasqualucci, nella sua relazione sul rendiconto generale dello Stato, ha affermato che l’impatto del fenomeno corruzione in Italia è stimabile in 60 miliardi di euro. Una tassa occulta che rappresenta un’autentica zavorra, soprattutto per il nostro Mezzogiorno.
Nel rapporto relativo al 2009 del SAET (servizio anticorruzione e trasparenza) troviamo ai primi posti delle classifiche sulla corruzione tutte le regioni del sud. I dati sembrano disegnare un binomio corruzione-povertà in rapporto di causa-effetto.
I rapporti Saet e Greco non fanno che confermare la nostra analisi sugli effetti perniciosi prodotti da un regime corrotto e corruttore.
Il sessantennio partitocratico, che ha fatto seguito al ventennio fascista, ha fatto strame delle regole democratiche, che i padri costituenti intesero porre alla base della nostra Costituzione. Abbiamo provato a raccontare in un dossier intitolato la peste italiana i devastati effetti prodotti dal tradimento del dettato costituzionale. Abbiamo descritto la storia di un paese in cui non vige lo Stato di diritto, in cui la parola democrazia è stata svuotata di ogni contenuto, in cui l’illegalità regna sovrana.
In questo contesto c’è dunque da stupirsi se la corruzione dilaga e distrugge speranze di sviluppo?
Se la legge fondamentale, che dovrebbe essere il presidio del nostro vivere civile, è stata calpestata e vilipesa, c’è da stupirsi del fatto che tutto ciò abbia come conseguenza il dilagare della corruzione e dell’illegalità soprattutto nel nostro Mezzogiorno? Un Sud dove interi territori sono ostaggio della criminalità organizzata, ma anche, o forse soprattutto, delle cosche della partitocrazia, che hanno trasformato le istituzioni in bivacchi dove si fanno gli interessi di famigli e clienti.
In questi anni abbiamo descritto la corruzione endemica, montante e persistente di cui parlano i rapporti del GRECO, del SAET e della Corte dei Conti.
Abbiamo provato a descrivere i perniciosi effetti di un sistema che nega quotidianamente democrazia, legalità, stato di diritto e conoscenza. La partitocrazia crea povertà, ma anche corruzione, e corruzione e povertà viaggiano a braccetto in questo nostro sud soffocato dal binomio Miseria e Malaffare.
Marco Pannella afferma che “la strage di legalità ha sempre per corollario, nella storia, la strage di persone”. Quanto sia vera questa affermazione possiamo riscontrarlo anche nelle storie di veleni industriali, figli di veleni politici, che abbiamo raccontato in questi mesi.
In un articolo pubblicato su Left il 28 agosto, Marco Cappato, parlando dei veleni lucani, ha affermato: “La Basilicata è una delle regioni italiane dove è più chiaro come il dissesto idrogeologico sia il frutto di quel “dissesto ideologico” prodotto da sessant’anni di un regime fondato sulla corruzione e l’illegalità.”
Sempre dalle pagine di Left, la deputata Radicale Elisabetta Zamparutti, occupandosi dei veleni industriali e politici della Basilicata, affermava: “Il degrado del nostro territorio da tutti i punti di vista ambientale e idrogeologico è frutto del degrado della classe dirigente del paese.”
In una lettera inviata in questi giorni ai cittadini di Tito abbiamo scritto: “Il piombo, la trielina e le sostanze tossiche presenti nel sottosuolo di Tito stanno al vostro habitat come la tenia partitocratica sta alla democrazia”.
Uno dei capitoli più interessanti de “La Peste Italiana” si intitola Partitocrazia, dissesto idrogeologico, distruzione dell’ambiente. Dopo i fatti di Messina torna attuale. “La strage di legalità ha sempre per corollario, nella storia, la strage di persone”.
Parafrasando Durrenmatt, scrittore amatissimo da Leonardo Sciascia, potremmo dire: “Ancora una volta vogliamo scandagliare scrupolosamente le possibilità che forse restano di ripristinare in questo paese legalità, democrazia, stato di diritto, diritto a conoscere per deliberare.”

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