Dichiarazione di Michele Capano, della Direzione nazionale Radicali Italiani:
La presentazione in grande stile del nuovo regolamento interno del consiglio Superiore della Magistratura, che ha visto il 26 settembre una pubblica seduta solenne con la presenza del presidente Mattarella, conferma il vecchio adagio secondo cui non è l'abito a fare il monaco. Ad onta dei proclami del Vicepresidente Legnini, ci troviamo di fronte ad un testo che non scioglie in alcun modo, nè ci prova, i nodi rappresentati dalle pratiche lottizzatorie tra le correnti del CSM riguardo alle nomine dirigenziali, oltre che dai "cattivi costumi" (provvedimenti giudiziari condizionati dagli assetti politici interni alla magistratura) in essere.
Ciò accade per un verso in quanto non si è avuta la forza di fare passi più concreti (la stessa tanto decantata pubblicità delle sedute di commissione è prevista solo se oggetto di specifica richiesta di un terzo dei membri della commissione stessa), per altro verso perchè occorre intervenire sulla legge elettorale del CSM, dunque per via di normazione primaria.
Fino a quando i membri del CSM saranno eletti con sistema proporzionale sulla base di liste contrapposte, vi sarà un'autostrada aperta per la divisioni in correnti partitiche e l' isolamento del singolo magistrato al fuori di giochi di potere. Questo magistrato - a cui i padri costituenti pensavano quando nell' art. 98 previdero la possibile limitazione, per i giudici, addirittura del diritto d'iscriversi ai partiti - è destinato ad essere scavalcato in carriera dai colleghi inseriti nelle cordate organizzate.
I radicali hanno ripetutamente provato per via referendaria, da oltre trent'anni, ad intervenire sulla legge 1958/195 che regola la materia: è la strada che occorre continuare a perseguire perché sotto l'abito viva un "monaco vero", e non un ciarlatano.
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