Referendum, Comitato Libertà Voto: Bene Mattarella. Diventato caccia a Pokemon perché ragioni di partito hanno prevalso su ragioni del diritto. Urgente cambiare procedure con un Referendum Act

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Dichiarazione di Riccardo Magi (segretario di Radicali Italiani); Mario Staderini (autore del ricorso all'Onu contro lo Stato italiano in materia referendaria) e Fulco Lanchester (ordinario di diritto costituzionale alla Sapienza), promotori del Comitato per la Libertà di Voto sul referendum costituzionale

 
Come  Comitato  per  la  Libertà  del  Voto   ringraziamo  in  modo  non formale  il  Capo  dello  Stato  per le dichiarazioni oggi rilasciate in occasione della cerimonia  del  Ventaglio. Esse si collegano, infatti, con il senso  profondo  delle iniziative  prospettate  dal  Comitato  e  volte ad assicurare  il  rispetto  dello  Stato di diritto e il diritto alla conoscenza in un ordinamento democratico costituzionale.
In particolare, per  quanto riguarda il tema dello “spacchettamento” del cosiddetto quesitone, l’iniziativa promossa  dal  Comitato  aveva - proprio come auspicato  dal  Presidente Mattarella - l’obiettivo di investire l’Ufficio centrale per il referendum presso la Corte di Cassazione ed eventualmente la Corte Costituzionale, perché fosse certificata la legittimità di un quesito che non appare avere i requisiti di omogeneità e puntualità richiesti perché si abbia una libera scelta.
Se la campagna referendaria oggi sembra più una “caccia al Pokemon”, è perché le forze politiche, scegliendo di non sottoscrivere la richiesta di quesito per parti separate, si sono assunte la responsabilità di negare al Paese questo passaggio istituzionale.  
Al contempo, però, ricordiamo al Presidente Mattarella che le procedure oggi vigenti negano i diritti politici degli italiani, ai quali ad esempio è stato impedito di poter firmare per lo “spacchettamento” a causa dell’indisponibilità degli autenticatori previsti da una legge discriminatoria che Governo e Parlamento non hanno voluto modificare. Autenticatori che invece aveva a disposizione solo il Partito democratico grazie a un esercito di consiglieri comunali pronti a validare le firme.
Per  quanto  attiene  invece  la data del  referendum  costituzionale, il Comitato  ha  in  più  documenti  auspicato  che  l’arbitrio del Governo nella fissazione  della  stessa fosse  limitato dal coinvolgimento dei promotori e dalla codificazione dell’obbligo di neutralità dell’esecuitivo.
L’urgenza, oggi, è dunque l’approvazione di un Referendum Act che sostituisca le procedure irragionevoli della legge 352 del 1970 e che garantisca anche un’informazione completa e trasparente, ad esempio prevedendo l’invio nelle case degli italiani di un opuscolo recante paritariamente le posizioni dei favorevoli e dei contrari.

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