Rita Bernardini: «Sofri ha sbagliato a lasciare». Intervista a "Lettera 43"

Anche la radicale è tra i consulenti del ministero. E anche lei ha una condanna, per disobbedienza civile. «Adriano è un esempio. E l'incarico non è pagato». Sul Sappe: «Pensi a quello che succede nelle carceri»
Intervista a cura di Giovanna Faggionato per Lettera 43
Adriano Sofri ha rinunciato all'incarico assegnatogli dal ministero della Giustizia.
La polemica scoppiata sulla sua nomina, le critiche del sindacato delle guardie penitenziarie, ma forse soprattutto le voci del figlio e della vedova Calabresi lo devono aver convinto.
Sulla vicenda, però, c'è stata grande imprecisione. L'elenco dei consiglieri nominati per gli 'Stati generali dell'esecuzione penale' pubblicato dal ministero il 19 maggio 2015 non comprendeva il nome di Sofri, perché il suo era un incarico differente.
INCARICO A TITOLO GRATUITO. «Non si trattava di una consulenza pagata, ma di un incarico da coordinatore di uno dei 18 tavoli tematici scelti dal ministero della Giustizia», spiega Rita Bernardini, radicale di lungo corso che per la grazia di Sofri e di Bompressi ha condotto una lunga battaglia. Anche lei è stata chiamata da Andrea Orlando come coordinatrice del tavolo sull'affettività e le relazioni territoriali, un ruolo che è «a titolo gratuito, prevede solo un rimborso spese».
E come Sofri, Bernardini è pregiudicata per la giustizia italiana: «Cosa dirà il Sappe quando saprà che sono stata condannata per disobbedienza civile sulle droghe leggere?».
Sofri ha lasciato: cosa ne pensa?
Mi spiace, capisco il suo stato d'animo, ma secondo me ha sbagliato.
Perché?
Perchè Adriano Sofri ha dimostrato il suo valore umano e civile con l'esemplarità della sua vita, anche per come ha vissuto l'esperienza del carcere.
Cosa intende?
Lo dimostra quello che ha scritto, le sue battaglie per i diritti umani non solo in Italia. A me non interessa entrare nella sua vicenda giudiziaria, mi basta guardare la storia degli ultimi suoi tre decenni. Ripeto: esemplare. Quando stava in carcere ha rinunciato a molti di quei benefici che gli spettavano di diritto. Ai Capece & company tutto questo non interessa.
Lei pensa dunque che fosse la persona giusta?
Una persona di valore che sa cos'è il carcere, che è culturalmente preparata poteva dare un contributo importante.
Come giudica le loro critiche?
Che dovrebbero rileggersi la Costituzione italiana riflettendo sul significato rieducativo della pena. Dovrebbero concentrarsi di più sul loro lavoro sindacale; sul fatto, per esempio, che gli agenti di polizia penitenziaria sono fra le forze di polizia quelli che sono rimasti più indietro in termini di stipendi e di carriere.
Ma è corretto che lo Stato paghi una persona condannata per un crimine che ha offeso la comunità?
Guardi che questo era un incarico gratuito e per Sofri sarebbe stato un modo di mettersi al servizio della comunità, come ha già fatto e fa senza avere avuto incarichi. Nel decreto di nomina è spiegato che non ci sono emolumenti e che gli eventuali rimborsi spese devono essere documentati (io vorrei pubblicamente) e nei limiti della legge e delle ristrettezze di bilancio. Quando ho collaborato con la commissione istituita dalla Cancellieri non ho chiesto nemmeno un euro di rimborso perché le riunioni si tenevano a Roma e io vivo a Roma.
NELLE IMMAGINI
- Il decreto del 19 giugno con cui il ministero ha nominato i coordinatori dei tavoli tematici, che prevede il rimborso spese nei limiti di legge.
- L'elenco dei coordinatori dei tavoli tematici scelti dal ministero della Giustizia.
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