Carceri: memoria di Radicali Italiani al Consiglio d’Europa

Dichiarazione di Rita Bernardini, Segretaria di Radicali italiani:
Radicali italiani è l’unica organizzazione che ha presentato memorie al Consiglio d’Europa sulla sentenza Torreggiani. Nel giorno in cui il ministro della Giustizia Andrea Orlando presenta a Strasburgo le misure messe in atto e da incardinare per corrispondere a quanto richiesto dalla sentenza “pilota” della Corte EDU che nel 2013 aveva condannato l’Italia per i trattamenti inumani e degradanti inferti ai detenuti nelle nostre carceri, ci auguriamo che la nostra documentazione sia vagliata dai delegati del Consiglio d’Europa (è pubblicata online sul sito istituzionale).
Nella nostra memoria, redatta con la collaborazione dell’avvocato Giuseppe Rossodivita, oltre a documentare come – nonostante la diminuzione della popolazione detenuta, in 58 istituti ci sia ancora un sovraffollamento che va dal 130 al 200 per cento, Radicali italiani si soffermano sui cosiddetti rimedi preventivi e risarcitori che il nuovo art. 35 ter dell’Ordinamento Penitenziario assicura solo ad un’estrema minoranza delle decine di migliaia di reclusi che hanno subito quei trattamenti disumani e degradanti. La sentenza Torreggiani, invece, chiedeva fossero “effettivi” e non semplicemente scritti sulla carta ma inarrivabili. Nella documentazione inviata a Strasburgo i radicali evidenziano il dato drammatico dei suicidi e tutte le altre violazioni dei diritti umani in atto ancora oggi negli istituti penitenziari: dal mancato accesso alle cure alla diffusione di malattie anche infettive, dalle carenze igienico-sanitarie a quelle trattamentali come il lavoro e la scuola alle quali hanno accesso solo il 20-30 per cento dei reclusi.
Il fatto che il Ministro Orlando abbia definito “criminogene” le nostre carceri, è stato salutato con favore da noi e dal leader radicale Marco Pannella: è la prima volta, infatti, che un ministro della Giustizia fa un’ammissione di questa portata. L’analisi è dunque giusta e, se è giusta l’analisi, occorrono comportamenti riformatori e di “legalizzazione” del sistema conseguenti. Per noi radicali continua ad essere obbligato un intervento di amnistia che consenta alla giustizia penale italiana – oggi paralizzata da 4.600.000 procedimenti penali pendenti – di ripartire. Non è sufficiente fare accordi con la Banca d’Italia per risarcire finalmente i tantissimi italiani ai quali viene riconosciuta l’irragionevole durata dei processi se la “macchina” della giustizia produce sistematicamente ritardi che da trent’anni, secondo il Consiglio d’Europa, colpiscono nell’insieme decine di milioni di cittadini italiani.
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