Intervista a Rita Bernardini chiesta (e non pubblicata) sui Cannabis Social Club e sulla coltivazione della marijuana come atto di disobbedienza civile

Intervista chiesta e non pubbicata da Stefano Armanasco per Freeweed, alla segretaria di Radicali Italiani Rita Bernardini.
Rita Bernardini, cosa ti spinge a coltivare cannabis sul tuo terrazzo?
Questa è una nuova fase della mia ventennale “radicale” disobbedienza civile per la legalizzazione dei derivati della cannabis. Questa è la quarta coltivazione della nuova fase espressamente dedicata alla marijuana terapeutica: il primo raccolto l’ho distribuito in Piazza Montecitorio (2012), il secondo a Foggia ai malati dell’associazione LapianTiamo (2014), il terzo al Congresso di Radicali Italiani (2014), il prossimo (oltre 50 piante) sempre ai malati che non riescono ad accedere ai farmaci cannabinoidi, nonostante la legge lo preveda da 8 anni.
La persona che mi ha mosso, potrei meglio dire commosso, è Andrea Trisciuoglio che è arrivato dritto al mio cuore facendomi riprendere quelle disobbedienze che avevo sospeso da alcuni anni. Ho una bella carriera criminale, sa? E ho per complici un altro delinquente incallito come Marco Pannella e una splendida signora, Laura Arconti, che fra pochi giorni compirà novant’anni, radicale fin dentro il midollo e di una lucidità sorprendente.
Mi viene spesso in mente l’immagine di una famiglia serena distrutta da uno stato criminale sol perché il capofamiglia, Aldo Bianzino, coltivava nella sua campagna sull'appennino vicino Città di Castello marijuana per il suo uso privato. Scaraventato nelle patrie galere ne è uscito “morto ammazzato” dopo poche ore, lasciando nella disperazione la madre, la moglie e il giovane Rudra che continua a lottare nonostante sia rimasto praticamente solo perché dopo la morte del padre, morirono di dolore a poca distanza di tempo sia sua madre che sua nonna. Le vittime, in questo come in altre decine di migliaia di casi, non le ha provocate la marijuana ma il proibizionismo su di essa.
Secondo te per quale motivo non viene perseguita penalmente, rendendo vana la sua disobbedienza civile?
Non lo fanno con Pannella e non lo fanno con me che sono stata deputata e attualmente Segretaria di un partito. Preferiscono, vigliaccamente, accanirsi contro i coltivatori domestici di poche piante in vaso: se è ancora vigente quel principio costituzionale (peraltro assurdo) dell’obbligatorietà dell’azione penale, dovrebbero precipitarsi a schiaffarci in galera e avrebbero dovuto farlo da qualche decennio a questa parte, ma preferiscono violare loro la legge pur di non destare clamore e aprire il dibattito in un paese pronto a sostenere l’opzione antiproibizionista. Per le precedenti disobbedienze civili nessuna tv italiana mi ha intervistata mentre la Cnn ha realizzato un magnifico servizio. Già perché i “vigliacchi di regime” non sono pochi, se la quasi unanimità dei media è arrivata persino a censurare la Direzione Nazionale Antimafia nel momento in cui si è espressa, all’inizio di quest’anno, chiarissimamente per la legalizzazione dei derivati della cannabis….
Hai mai pensato di prendere in carico le denunce che quotidianamente vengono ricevute dai cittadini che coltivano per uso personale?
Ho consigliato a tutti, nel momento in cui vengono “pizzicati” per una modesta coltivazione domestica, di dire alle Forze dell’ordine che hanno preso esempio dai radicali, da Rita Bernardini, e che anche loro partecipano alla disobbedienza civile.
Ha mai pensato di spostare il luogo di coltivazione al di fuori della sua abitazione e prendere in carico la denuncia che ne seguirebbe?
Non comprendo il senso della domanda: dove dovrei coltivarla, nel terreno altrui facendo passare i guai all’ignaro proprietario? O in un terreno demaniale? Il significato nonviolento della disobbedienza civile è altro, mi perdoni: ci si assume la responsabilità di ciò che si mette in atto per denunciare leggi irragionevoli come quelle proibizioniste.
Ultimamente si sente molto parlare di CSC, ossia Cannabis Social Club, puoi spiegarci cosa sono i CSC per Rita Bernardini?
Andiamo al sodo :-)
Tu sei Presidente dell'Ass. LaPiantiamo che nel proprio nome utilizza la parola CSC, ma sviluppa una politica dedicata esclusivamente ai malati. Puoi spiegare il perché di questa scelta e perché non utilizzare un nome che rispecchi il vostro reale obiettivo?
Io sono stata nominata Presidente d’Onore dell’associazione LapianTiamo e ne sono orgogliosa. Non sono “ancora” malata (meglio precisare), ma trovo doveroso, oltre che piacevole, dare una mano a queste persone (per lo più giovani) che, curandosi con la cannabis, hanno ritrovato il sorriso e una qualità della vita decisamente migliore.
Però mi sfugge il senso della sua domanda: c’è qualche legge che vieti l’utilizzo dell’acronimo CSC se il club prevede che a consumare la marijuana siano malati che la usino per curarsi?
Poi che io, da radicale, sia antiproibizionista a tutto campo, non credo che si possa mettere in dubbio non solo per il mio curriculum “criminale” ma anche perché sto per riprendere il mio sciopero della fame per richiedere, oltre all’amnistia e all’indulto tradizionali, anche un’amnistia speciale per i reati legati alle sostanze stupefacenti leggere.
Lo scorso anno l'associazione LaPiantiamo ha fondato la Esile srl, con l'intento di produrre e vendere cannabis per i pazienti che la necessitino, obiettivo che si discosta anch'esso dal significato intrinseco nella parola CSC. Puoi spiegarci la motivazione che vi ha spinto a questa scelta e se la ritieni coerente con le politiche di distribuzione noprofit dei reali CSC?
L’associazione LapianTiamo è riuscita a far approvare dalla Regione Puglia una legge straordinaria sulla cannabis terapeutica che prevede la produzione regionale anziché l’importazione dall’estero o la produzione “statale” come oggi avviene con l’Istituto Farmaceutico Militare di Firenze. Cosa c’è di male a promuovere una S.r.l. che contribuisca alla produzione regionale sotto il diretto controllo dei malati e con la collaborazione di medici e scienziati che promuovano anche la ricerca nel settore? Mi chiedo se a qualcuno non dia fastidio il fatto che il progetto-pilota preveda costi accessibilissimi: 1,55 euro al grammo per le infiorescenze! La srl è cosa “altra” dal CSC LapianTiamo.
Non credi che usare un nome che non rispecchi le reali intenzioni di una associazione possa creare ulteriore confusione nelle persone? Soprattutto andando a vanificare il lavoro delle associazioni che ogni giorno lottano per fare passare l'informazione corretta su ciò che sono i CSC?
Soffro a constatare che ci si divide quando gli obiettivi sono comuni, e quando si fa di tutto per polemizzare e limitare le potenzialità degli altri. In cosa vanificherebbe il vostro impegno l’opera di LapianTiamo? In niente! Guardiamoci bene intorno: i nemici sono altrove e se tardiamo a rendercene conto quei nemici faranno passare ancora molto tempo prima di arrivare alla strada – ormai obbligata – della legalizzazione.
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