Bolognetti: Quelli della banda del “buco”, ovvero il Rie, Assomineraria, Prodi, Tabarelli, Profumo e Renzi

Fonte Nuova del Sud. Dichiarazione di Maurizio Bolognetti, segretario di Radicali Lucani e membro di Giunta di Radicali Italiani:
“Dietro una delle dieci linee guida dello ‘Sblocca Italia’ c’è tutto un lavoro firmato da Assomineraria”. Così si esprimeva nell’agosto 2014 Celestina Dominelli sulle pagine del Sole 24 Ore, svelando una realtà fin troppo nota a chi prova a grattare per vedere cosa c’è sotto la superficie di immagini patinate.
Già, dietro una delle dieci linee guida del cosiddetto “Sblocca trivelle” c’è il lavoro di potenti petrolobby e la decisione presa dal governo Renzi - lo ribadiamo - asseconda interessi di parte, che non coincidono affatto con gli interessi del Paese.
Torno a sfogliare una pubblicazione intitolata “Coesistenza tra idrocarburi e agricoltura, pesca e turismo in Italia” e inevitabilmente penso a un libro di Leonardo Sciascia intitolato: “Il Contesto”.
Dietro lo “Sblocca trivelle” c’è anche il documento sulla “Coesistenza”, commissionato da Assomineraria e prodotto nel 2014 da una società di servizi bolognese: la Rie.
Quelli delle Ricerche Industriali ed Energetiche (Rie) si definiscono una società “indipendente” e noi siamo assolutamente disposti a crederci, anche se non possiamo fare a meno di notare la presenza sul loro sito delle news dell’Agenzia Giornalistica Italiana (Agi), che dal 1965 è controllata dall’Ente Nazionale Idrocarburi.
Il sodalizio tra Rie e Agi si è andato consolidando nel tempo, tant’è che dal 2007 Rie “cura i contenuti di AgiEnergia” e dal 2011 il progetto “Agi MO”.
La lettura delle preziose pagine del sito internet della RIE mi ha fatto scoprire una realtà imprenditoriale che non conoscevo. Ho appreso, infatti, che questa “società di servizi/think-thank” è stata fondata nel 1983 a Bologna e che cura da 35 anni i contenuti della rivista scientifico-divulgativa “Energia”, ovviamente anch’essa “indipendente”, fondata - pensate un po’ - da Romani Prodi nel 1980. Prodi dopo 35 anni è ancora legato alla testata in qualità di membro del Comitato dei Garanti.
Che fucina di attività imprenditoriali la città di Bologna! Nel 1981, su iniziativa di Nerio Nesi, Romano Prodi e Francesco Bignardi – allora Presidente della Bnl (Banca Nazionale del Lavoro) - proprio nella dotta e grassa città emiliana nasce un’altra società di consulenza/servizi, ben nota alle cronache e, manco a dirlo, autodefinitasi “indipendente”: “Nomisma”.
Le cronache riferiscono che Nesi e Bignardi, ottenuto l’appoggio “delle principali banche italiane e internazionali”, affidarono il coordinamento delle attività di ricerca proprio a Romano Prodi, assurto poi anche alla Presidenza dell’Iri.
A leggere l’elenco degli azionisti di Nomisma c’è da farsi venire il mal di testa, tra questi troviamo la Edison, società che opera nel campo dell’esplorazione e produzione idrocarburi, la Unipol, la CMC e il Monte dei Paschi di Siena.
Monte dei Paschi che dal 28 aprile 2012 ha quale presidente Alessandro Profumo, che dal 2011 al 2014 è stato anche membro del CDA dell’Eni.
Il 25 luglio 2013, Huffington Post riferisce della partecipazione di Profumo ad un convegno intitolato: “il rilancio parte da sinistra”, organizzato dal renziano Dario Nardella.
Il banchiere in quella sede non esita a sbottonarsi, anticipando con il suo intervento i contenuti e le “ragioni” dello “sblocca trivelle”. Profumo, seguendo la linea tracciata dal famigerato e montiano “Decreto liberalizzazioni”, dedica anche un pensierino alla Basilicata, affermando che il raddoppio dei barili estratti in Lucania porterebbe un grande “beneficio fiscale”.
I contenuti dell’intervento del Presidente del MPS vengono ripresi meno di un anno dopo, nel maggio del 2014, da Romano Prodi, che in una lettera pubblicata dal Messaggero, intitolata: “Quel mare di petrolio che giace sotto l’Italia”, si lancia in una perorazione della causa di Assomineraria, scrivendo: “Come i governi precedenti anche l’attuale governo non sa dove trovare i soldi per fare fronte ai suoi molteplici impegni. Eppure una parte modesta ma non trascurabile di questi soldi la può semplicemente trovare scavando - non scherzo - sotto terra”.
Al pari di Profumo anche l’ex Presidente dell’Iri va a parare in Basilicata, affermando che i soliti ambientalisti e leggi troppo restrittive hanno impedito “di ricavare un’ulteriore quantità di energia dai giacimenti di terraferma” lucani.
Insomma, Prodi come Romani, l’ex ministro che in occasione di una puntata di Porta a Porta ebbe a minimizzare l’impatto ambientale delle trivellazioni, definendole “buchi per terra”; Prodi come Profumo, nell’indicare la presunta necessità di fare della Lucania l’hub petrolifero d’Italia.
Peccato che l’eldorado dipinto e i presunti vantaggi narrati da Prodi, Profumo, Tabarelli e Romani non esistano e che nessuno di lor signori, nel trattare il tema petrolifero, abbia considerato i costi ambientali di trivellazioni effettuate in territori che non sono certo il deserto del Sahara.
Tornando a Nomisma, va detto che la holding bolognese ha anche una branca energetica: “Nomisma Energia”, fondata nel 2006 da Davide Tabarelli. Sì, se per caso ve lo state chiedendo, anche Nomisma Energia è una società rigorosamente “indipendente”, tant’è che nel settembre 2014 l’ottimo Tabarelli saluta con grida di giubilo la decisione del governo Renzi di accogliere le richieste di Assomineraria attraverso lo “Sblocca Italia”, definendo la decisione “un innovativo salto di qualità”.
Del resto, nel novembre 2012, il Presidente di Nomisma Energia ebbe a partecipare ad un convegno organizzato dall’Ordine dei geologi della Basilicata intitolato: “Ricerca, sviluppo e utilizzo delle fonti fossili - Il ruolo del geologo”, intervenendo nell’ambito del Panel “Estrazione petrolifera e opportunità per il mondo professionale”.
E visto che la parola magica di tutta questa storia è “indipendenza”, vi diciamo subito che anche il convegno geologico lucano è stato tale, a dispetto delle solite malelingue che hanno storto il naso apprendendo della sponsorizzazione da parte della “Fiumano Torma Trivellazione”, della “Medoil Gas”, della “Appenine Energy” e dell’alto patrocinio della “Fondazione Mattei” e di Assomineraria a braccetto con Confindustria Basilicata di quel Somma che smaltisce i reflui petroliferi dell’Eni e con Unibas, rigorosamente finanziata con i soldi delle attività estrattive.
Bella, vero, questa storia di “indipendenze” e di “indipendenti”? Manca solo la ciliegina sulla torta, ma niente paura quella la troviamo tornando sulle pagine internet del RIE, che alla voce “dicono di noi” danno una bella pacca sulle spalle al Governatore della regione Basilicata Marcello Pittella, fratello del più famoso Gianni, commentando così il dossier “Petrolio. Nero su bianco”: “ll documento pubblicato dal governatore della Basilicata, Marcello Pittella, intitolato: “Petrolio. Nero su Bianco”, risponde alle perplessità del popolo lucano sui recenti sviluppi delle attività petrolifere nella regione. Alla domanda sulle ricadute nei confronti del comparto agricolo, Pittella cita lungamente il volume scritto da Rie – Ricerche Industriali ed Energetiche, “La coesistenza tra idrocarburi e territorio in Italia”, per affermare la mancata correlazione negativa tra i due settori”.
A questo punto, di fronte a cotanto schieramento, ci permettiamo di far sapere agli amici della società “Ricerche e Sviluppo” che le risposte del Governatore non hanno affatto convinto i lucani, e in punta di piedi suggeriamo un’analisi dell’impatto ambientale esercitato da attività minerarie svolte a ridosso di dighe, sorgenti, centri abitati, aree Sic, Zps, Parchi e aree a rischio frana.
Per il resto consigliamo a tutti i protagonisti di una storia che molto racconta a chi ha voglia di leggere e guardare oltre la facciata, la lettura di uno straordinario libro di Leonardo Sciascia: “Il Contesto”. Nel racconto, il compianto scrittore siciliano parla dell’Italia come di “un Paese dove non avevano più corso le idee, dove i principi – ancora proclamati e conclamati – venivano quotidianamente irrisi, dove le ideologie si riducevano in politica a pure denominazioni del giuoco delle parti che il potere si assegnava, dove solo il potere per il potere contava”.
Non so se Sciascia si sia mai definito indipendente, ma so che al pari di pochi altri ha dipinto un affresco dell’Italia, del contesto - appunto - che merita attenzione.
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