Giustizia. Pannella a Mattarella: Non vogliamo continuare ad essere complici di chi ignora i messaggi della Presidenza della Repubblica

“Con rispetto dico al Presidente della Repubblica e a tutte le istituzioni italiane che non vogliamo continuare ad essere complici della imprudenza del continuare ad aspettare che sulla giustizia, carceri, tortura e disperazione sociale si continui ad ignorare il messaggio della Presidenza della Repubblica, i messaggi di decenni che ci sono venuti dai pontefici e per prudenza occorre dire che l'Italia deve uscire hic et nunc dalla condizione criminale erede della criminalità di 50 anni fa fascista, nazista e magari adesso califfato”. Lo ha detto a Radio Radicale Marco Pannella, annunciando la sua presenza questa sera a Radio Carcere (trasmissione in onda alle 21 su Radio Radicale) nel corso della quale annuncerà iniziative nonviolente gravissime.
"Contrariamente a quello che speravamo - ha detto Pannella - questo anno è stato proclamato da Papa Francesco come quello della misericordia, mentre noi proponevamo che fosse quello dell'essere speranza, spes contra spem. A questo punto chi ha bisogno di misericordia è innanzitutto Cesare, lo stato italiano, che come aveva previsto Giorgio Napolitano il suo messaggio, senza provvedimenti come amnistia e l'indulto ed altro, sarebbe proseguita la condizione tecnicamente criminale, direi assassina e torturatrice, di Cesare, dello stato. E a questo punto quindi dico, Papa Francesco d'accordo, misericordia per quell'assassino, torturatore incallito che è Cesare, lo stato italiano, e mi a pare che misericordia. Rispetto ad un Cesare di questo genere sarebbe il caso di pensarci e non solo che la misericordia è quella che si dà ai poveri oppressi e ai poveri che non fanno nulla di male se non soffrire e non essere capaci di uscire fuori dal dolore”.
“Per questo stasera a Radio Carcere, alle 21 - ha annunciato Pannella - intendo chiarire che la misericordia rispetto al nostro Paese è anche la misericordia come aveva previsto con il suo messaggio alle Camere Giorgio Napolitano in quanto Cesare, nell'esercizio delle sue funzioni aveva ribadito quanto il suo illustre predecessore (di Papa Francesco, cioè Giovanni Paolo) aveva fatto recandosi in Parlamento italiano ad alta voce pubblica, chiedere immediatamente amnistia e indulto e non semplicemente compassione”.
“Allora questa sera a Radio Carcere spiegherò perché occorre innanzitutto compiere un atto di misericordia rispetto al mondo, a noi stessi e allo stato italiano ed è quello di costringerlo, come moralmente e giuridicamente di già dovrebbe fare, come dimostrava Giorgio Napolitano con il suo splendido messaggio,a prendere atto che non vi sono alternative agli strumenti dell'amnistia e dell'indulto per uscire fuori dalla dimensione assassina e torturatrice nella quale Cesare in Italia continua ad insistere. E quindi per questo annuncerò in modo preciso perché, anche in omaggio alla virtù della prudenza, prenderemo iniziative nonviolente radicalissime per aiutare Cesare ad uscire dalla sua condizione orrida, assassina, perché questo la prudenza ci chiede, di consentire a questo Cesare, a questo Stato, di uscire fuori dalla condizione assassina, violenza negatrice della legge nella quale persiste, perché non si ascolta il messaggio dei predecessori di Papa Franceso, non si ascolta il messaggio de Presidente emerito, della Presidenza della Repubblica italiana, e addirittura adesso si proclama un anno della misericordia.
“La misericordia va oggi in effetti per prudenza esercitata nei confronti di Cesare, dello stato italiano per indurlo ad uscire fuori dalla sua condizione assassina, dalla sua funzione torturatrice, dalla violazione della sua propria legalità”.
“Con rispetto - ha concluso Pannella - dico al Presidente della Repubblica e a tutte le istituzioni italiane che non vogliamo continuare ad essere complici della imprudenza del continuare ad aspettare che sulla giustizia, carceri, tortura e disperazione sociale si continui ad ignorare il messaggio della Presidenza della Repubblica, , i messaggi di decenni che ci sono venuti dai pontefici e per prudenza occorre dire che l'Italia deve uscire hic et nunc dalla condizione criminale erede della criminalità di 50 anni fa fascista, nazista e magari adesso califfato”.
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