Carceri, smentiti tutti i dati del ministero. Il “j’accuse” di Rita Bernardini a Strasburgo

Carcere

 Da un articolo di Dimitri Buffa pubblicato su ilClandestinoweb.it - 

Altro che “appunti che ci ha fatto la Corte europea dei diritti dell’uomo cui abbiamo puntualmente risposto”. Non c’è più spazio per eufemismi e ipocrisia su carceri e giustizia. E se ne accorgerà già domani il ministro guardasigilli del governo Renzi, Andrea Orlando, quando leggerà il dossier di 53 pagine che verrà depositato in tre lingue, italiano, francese e inglese, davanti alla Cedu dai Radicali italiani per informare i giudici che dovranno condannarci il prossimo 28 maggio per la violazione dei diritti dell’uomo.

Un dossier depositato “ai sensi dell’articolo 9 comma 2 del Regolamento del Comitato dei Ministri per la sorveglianza dell’esecuzione delle sentenze e dei termini di conciliazione amichevoli”.

Di amichevole però non ci sarà quasi niente. Perché lo stato italiano che in materia di giustizia e di condizione dei detenuti viene considerato ormai uno stato criminale (che sta portando la propria infezione nel resto d’Europa) è l’imputato numero uno di questo processo che si concluderà con una sentenza il prossimo 28 maggio salvo altri rinvii.

Il fulcro della memoria stessa presentata da Rita Bernardini, segretario di Radicali Italiani, da Debora Cianfanelli, avvocato e membro della direzione di radicali italiani e da Laura Arconti, presidente della stessa entità politica, è che l’Italia sta imbrogliando con i dati e con i numeri. Per prendere altro tempo ed evitare la condanna esemplare che invece proprio tre giorni dopo le elezioni europee arriverà inesorabile a suggello di anni di inerzia. E di demagogia contro eventuali provvedimenti di indulto che lo stesso capo dello stato ipotizzò nel famoso messaggio alle camere dell’8 ottobre 2013. Proprio un bel viatico per il semestre di presidenza europea che a luglio il governo Renzi spera di condurre in porto.

La denuncia è corredata da tabelle precise al millimetro sulla reale entità del sovraffollamento carcere per carcere. Dati presi con fatica dai radicali dopo che il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria un mese fa emise quella vergognosa circolare che proibiva di dare i numeri sul sovraffollamento alla meritoria associazione Antigone, una delle ong che aiuta i detenuti a reinserirsi già durante la loro espiazione di pena.

La chiusura a riccio della burocrazia ministeriale, già denunciata anche dai sindacati degli agenti penitenziari, deve d’altronde essere sembrata una maldestra e non onesta intellettualmente forma di auto difesa anche alla Cedu se è vero come è vero che cinque giorni dopo quel due aprile, quando Orlando andò a Strasburgo a parlare di 48 mila posti e rotti disponibili, mentre una circolare dello stesso Dap lo smentiva clamorosamente e parlava di poco più di 43 mila, il parlamento europeo di sua iniziativa ha mandato una delegazione in visita ispettiva a sorpresa nelle carceri di Poggioreale e Rebibbia riportando impressioni spaventose.

Ridicolo anche il tentativo di uniformare la questione Cedu ai tre metri quadrati previsti dalla sentenza Torregiani del gennaio 2013 come limite minimo per ciascun detenuto: nel dossier radicale si parla di mancata assistenza sanitaria di igiene da terzo mondo con i gabinetti e le cucine riuniti nello stesso locale per prassi consolidata, di mancanza di riscaldamento e di assenza totale di qualsivoglia forma di rieducazione. Insomma un disastro che non si sa come fronteggiare e su cui gli uomini di Renzi cercano di metterci una toppa burocratica che ovviamente risulta peggiore del buco.

A proposito dei numeri, nel documento che pubblichiamo in esclusiva si legge che “la Segretaria di Radicali italiani però confuta anche la cifra finalmente resa nota dei 43.547 posti. Sono infatti da prendere in considerazione alcune realtà penitenziarie che hanno più posti detentivi rispetto all’effettiva presenza di detenuti. Si consideri, per esempio l’isola della Sardegna, dove a fronte di 1.800 posti regolamentari abbiamo 1.100 reclusi: a meno di pensare ad una deportazione di massa nell’isola, continueranno ad esserci 700 posti inutilizzati che però il DAP fa rientrare nella capienza regolamentare complessiva. Lo stesso vale per gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari in via di dismissione, seppure rallentata da una recente imbarazzante proroga: anche nel caso degli OPG, abbiamo altri 400 posti in più inutilizzabili che il DAP fa rientrare nella capienza regolamentare generale.”

Per la cronaca “nel corso del 2013 sono stati 59.390 gli ingressi in carcere dalla libertà, di cui 4.535 donne e 25.818 stranieri”. Pesante anche il capitolo delle madri e dei bambini in carcere: “sono in totale 40 le detenute madri con figli minori di tre anni in carcere. I bambini che vivono in istituto sono 40, le detenute in gravidanza 17. In totale sono 15 gli asili nido in attività nelle carceri”.

Tutte cose che il ministro Orlando a Strasbugo il 2 aprile si è ben guardato dall’affrontare. Ma si potrebbe continuare all’infinito, con la mancanza di assistenza medica e psicologica, con i numeri sui suicidi in carcere anche di agenti di custodia (oltre 200 negli ultimi dieci anni, una vera strage di lavoratori del settore, malpagati, sfruttati e costretti al silenzio sindacale, visto che da quasi dieci anni non è stato loro rinnovato il contratto, ndr). Tutte cifre fornite dalla onlus “Ristretti orizzonti”, giacché per Dap e via Arenula su certe cose andrebbe messo il segreto di stato.

Ci sono anche dati aggiornati sui detenuti stranieri che sono il 34% (20.521). Di questi, il 18,1% viene dal Marocco, il 16,7% dalla Romania, il 13,3% dalla Albania, l’11,6% dalla Tunisia. Delle detenute straniere presenti il 28,6% viene dalla Romania, il 9,4% dalla Nigeria.

Inoltre i Radicali e le onlus a loro collegate, o con cui collaborano, hanno fatto quello che nessuno si era sinora degnato di eseguire: un vero e proprio censimento dei carcerati anche per classi di età.

Al 31 dicembre 2013 la fascia d’età più rappresentata in carcere era quella compresa tra i 30 e i 34 anni (10.200 di cui 4.879 stranieri), seguita da quella compresa tra i 35 e 39 (9.970 di cui 3714 stranieri), 597 gli ultrasettantenni.

Censimento che ha riguardato anche il titolo di studio: al 31 dicembre 2013, 576 erano i detenuti in possesso di una laurea, 3.297 coloro che avevano un diploma di scuola media superiore, 20.333 quelli con la licenza di scuola media inferiore, 677 gli analfabeti.

Insomma i giudici di Strasburgo dopo che avranno letto questa memoria radicale confrontandola con i documenti forniti dall’amministrazione di via Arenula, potranno essere presi anche da un dubbio amletico: ma in Italia lo stato e la legalità chi li rappresenta? Solo i radicali? O anche le istituzioni? E purtroppo si tratterà di un dubbio che sottintende una domanda retorica.

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