Carceri/Giustizia: Cancellieri sulle orme della Severino? Attenzione ai percorsi inconcludenti

Carcere

Dichiarazione di Rita Bernardini, già deputata radicale, membro Assemblea dei legislatori del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Transpartito

Se sulle pene alternative e sulle “depenalizzazioni” la ministra Anna Maria Cancellieri vuole seguire l’opera di chi l’ha preceduta (la Severino), possiamo subito dirle che le misure prospettate non sono in alcun modo in grado di affrontare l’emergenza umanitaria in corso nei nostri istituti penitenziari.

Infatti, quando le “misure alternative” sono applicabili, come era previsto dal DDL Severino, solo a quei reati per i quali è prevista una pena edittale massima di 4 anni, significa espungere persino i reati “lievi” di droga per i quali è prevista una pena edittale massima di 6 anni. Nei convegni sono tutti pronti a dire che per incidere significativamente sul drammatico sovraffollamento carcerario occorre cambiare la Fini-Giovanardi sulla droga, la Bossi-Fini sull’immigrazione e la ex Cirielli sulla recidiva, ma quando si deve passare dalle parole ai fatti, ecco che non si ha la volontà politica di intervenire con efficacia.

Anche sulle depenalizzazioni, aspettiamo che ci si dica quanto quelle previste incideranno sugli oltre 5 milioni di procedimenti penali pendenti. Il DDL della Severino preparato dai “tecnici” fu prontamente ritirato perché

“non adeguato rispetto agli obiettivi deflattivi che si poneva il Governo”. Infatti, come spiegò in Commissione Giustizia il sottosegretario Mazzamuto, nel 2010, essendo stati 366.000 i processi iscritti in primo grado con il rito monocratico, i reati oggetto della depenalizzazione sarebbero stati 1.940 con un’incidenza dello 0,5%!

 

Io credo che di fronte alle umilianti condanne europee sul fronte dei diritti umani per violazione degli art. 3 e 6 della Convenzione, occorrerebbe essere capaci di un “piano” che, al di là delle chiacchiere e dei buoni propositi, indichi – dati alla mano – con quali provvedimenti precisi e in quanto tempo il nostro Paese è in grado di uscire dall’illegalità dei trattamenti inumani e degradanti nelle nostre carceri e di quella riguardante l’irragionevole durata dei processi.

 

Noi radicali, con Marco Pannella, la strada l’abbiamo indicata: amnistia e referendum. Amnistia (e indulto) per uscire immediatamente dall’illegalità e referendum per fare quelle riforme che governi e parlamenti da almeno vent’anni – anche a prezzo del tradimento del voto degli italiani nei referendum - si sono dimostrati incapaci di fare.

 

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