Bolognetti: Se Fenice continua ad inquinare la responsabilità è anche di chi ha indagato sulla vicenda

Fenice inceneritore

Di Maurizio Bolognetti, Segretario di Radicali Lucani e Direzione Radicali Italiani

È inutile girarci attorno: se ancora oggi stiamo a fare i conti con un inquinamento di tutte le matrici ambientali, prodotto dall’inceneritore Fenice, è anche grazie all’operato della magistratura.

Nel settembre 2009, il Procuratore della Repubblica di Melfi, Renato Arminio, ebbe a rispondere alla richiesta di sequestro dell’inceneritore Edf, avanzata dal sottoscritto, con una sconcertante dichiarazione resa ai microfoni del Tgr Basilicata: “Non sequestro perché sono una persona responsabile”.

Quanto all’indagine condotta dal Sostituto Procuratore Salvatore Colella, che ha portato nell’ottobre del 2011 all’arresto dei vertici Arpab, ribadisco che la stessa - volendo usare un eufemismo - presenta qualche lacuna. Dove sono, mi chiedo, le indispensabili indagini epidemiologiche e biologiche? Perché la Procura non ha approfondito l’aspetto dell’impatto sulla salute umana prodotto dall’inceneritore? Nella consulenza tecnica per la Procura di Melfi, acquisita dall’ufficio protocollo della stessa in data 24 maggio 2010,  il CTU, prof. Fracassi - gioverà ricordarlo per l’ennesima volta – afferma di aver chiesto con “nota datata 3 ottobre 2009” un’ analisi dell’acqua dei pozzi a monte e a valle dell’inceneritore. Analisi, afferma il Ctu, indispensabile per stabilire se l’utilizzo delle acque “da parte degli agricoltori della zona” comportasse pericoli. Lo stesso consulente afferma di non aver ricevuto risposta né dall’Arpab, né dalla Procura. Come è noto, nel marzo 2009, l’allora sindaco di Melfi Ernesto Navazio ebbe ad emettere un’ ordinanza di “divieto di utilizzo, a qualsiasi scopo, delle acque sotterranee emungibili dai pozzi presenti all’interno del perimetro del sito dell’impianto termovalorizzatore Fenice, nonché di quelli a valle del sito stesso”.

Su questa vicenda, e non solo su questa, per quanto è dato conoscere la Procura di Potenza non ha inteso accendere i riflettori. Eppure sarebbe di certo interessante comprendere perché si ingaggi un Ctu e poi le richieste avanzate dallo stesso non vengano soddisfatte.

Nelle scorse ore, nell’ambito delle attività di monitoraggio dell’inceneritore Fenice, l’Arpab ha diffuso dati che attestano la presenza nelle acque di falda di inquinanti tossico-nocivi-cancerogeni. L’agenzia, però, non ha fornito elementi sulla presenza del pericolosissimo Cromo esavalente (che pure era emersa dalle analisi del bimestre precedente) a causa di problemi alla strumentazione presente in laboratorio.

A fronte di questo ennesimo elemento attestante una perdurante contaminazione della matrice ambientale acqua, ad oggi non registriamo alcuna procedura volta alla bonifica dell’area, laddove con certezza assoluta possiamo affermare che pericolosi inquinanti sono entrati nel ciclo alimentare.

A questo punto - e come già fatto a marzo 2013 attraverso un esposto-denuncia - gioverà ricordare ai Signori Procuratori che nell’autorizzazione all’esercizio delle attività dell’inceneritore Fenice-Edf di San Nicola di Melfi si stabilisce che “l’attività di termodistruzione” possa essere interrotta “nei casi previsti dal D.M. 124/2000” e segnatamente “nel caso in cui uno o più parametri compresi nell’allegato 4” del Decreto in oggetto vengano superati, anche se temporaneamente.

Da troppo tempo registriamo solo un inutile e stucchevole susseguirsi di conferenze di servizio, senza che si ponga la parola fine ad una inaccettabile situazione che mette e ha messo in serio pericolo la salute dei cittadini. La politica, o per meglio dire la partitocrazia e la burocrazia regionale hanno serie e gravi responsabilità, ma i magistrati che hanno indagato sulla vicenda Fenice, per come la vedo io, hanno responsabilità altrettanto gravi.

Formulare l’accusa di disastro ambientale e omissione di atti d’ufficio, così come denunciato fin dal 2009 dal sottoscritto, non basta. Occorreva e occorre agire per evitare che nel Vulture continui ad essere negato violato l’art. 32 della Costituzione.

© 2013 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati



SEGUICI
SU
FACEBOOK

Nota sui commenti: i commenti lasciati dagli utenti del sito non vengono ne' censurati ne' verificati in base al contenuto. I commenti con link non vengono pubblicati. Per i commenti si utilizza la piattaforma Diqsus che memorizza sui suoi server tutti i dati degli utenti, compreso l'indirizzo IP in caso di eventuali segnalazioni per abusi o violazioni di legge. Tutti possono lasciare commenti, quindi non c'e' alcuna verifica sull'appartenenza degli utenti al partito o al movimento Radicale.