Giustizia: l’Amnistia “contra personam” de “Il Fatto” e Liana Milella

Rita Bernardini

Rita Bernardini risponde a Il Fatto e Liana Milella.

Quando si pronuncia la parola Amnistia diversi giornalisti e testate la associano immediatamente a Berlusconi e ai suoi numerosi processi. E’ un riflesso, una “fissazione”.

Quasi quasi sarebbero pure disposti ad accettarla per i “poveri” carcerati, l’importante è che la si faccia “contra personam” cioè contro Berlusconi, escludendo solo lui.

A leggere i loro articoli o interventi nei blog, non si trova nemmeno un passaggio riguardante le ragioni per le quali (per esempio) Marco Pannella sta portando avanti la sua costante azione nonviolenta – il satyagraha – per far uscire lo Stato italiano dalla condizione letteralmente criminale per la quale dal 1980 è ininterrottamente condannato dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per violazione di numerosi articoli della Convenzione e, in particolare, dell’art. 3 “trattamenti inumani e degradanti” nelle nostre carceri, e dell’art. 6 “irragionevole durata dei processi”, sia penali che civili.

Il Fatto lo ha scritto il 29 aprile con Marco Palombi: “amnistia e indulto, grimaldelli per salvare Berlusconi da carcere e interdizione”. Liana Milella, lo dice oggi nel suo blog: l’amnistia la vorrebbe pure, ma deve essere “pulita” e “trasparente”, fatta nella “logica e nello spirito di favorire i poveracci che stanno in galera”. Se di mezzo c’è Berlusconi, allora no, non la si deve dare a nessuno, non fa niente se nelle nostre duecento carceri, come sentenzia la Corte Europea, siano in corso trattamenti inumani e degradanti (=tortura). Figuriamoci poi cosa ce ne può fregare delle decine di milioni di italiani in attesa di un processo penale o civile. Montesquieu diceva “giustizia ritardata, giustizia negata” e la saggezza popolare sarda “Mellus terra senz'e pani, che terra senza justizia”. Ma, a seguire i nostri mass media, sembra che a ricordare queste antiche citazioni si parli di “sfizi” e “vizi” di maniaci dello Stato di Diritto alla Pannella.

33 anni di condanne CEDU comminate all’Italia per l’irragionevole durata dei processi, peraltro moltiplicatesi in questi ultimi venti anni, non bastano per provvedere immediatamente a disintasare l’ostruita arteria della giustizia, infrastruttura primaria per il vivere civile. No, l’amnistia, affermano i giornalisti alla Milella, deve essere immacolata e, se riguarda anche Berlusconi, diviene “inquinata”, “già sporca all’origine”.  

Insomma, “quelli de sinistra” mettono le mani avanti: noi saremmo pure disposti, ma non a prezzo di salvare Berlusconi.  Quell’uno inquinerebbe tutto, perciò se per raggiungere i 2/3 in parlamento servissero i suoi voti, non si può proprio fare, meglio proseguire così, come candidamente abbiamo fatto da un ventennio, recitando le stanche filastrocche del “ci vorrebbe ben altro”.

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