Bolognetti: “Perché non risponderò al questionario di Amnesty International”

Di Maurizio Bolognetti, capolista alla Camera in Basilicata per la Lista Amnistia Giustizia Libertà
Premesso che ritengo che quella svolta da Amnesty International sia in generale opera meritoria, dico che non intendo rispondere al questionario che la benemerita associazione ha inteso sottoporre ai candidati in vista del voto del 24 e 25 febbraio. Il questionario di Amnesty si intitola: "Ricordati che devi rispondere. L'Italia e i diritti umani". Francamente, da militante radicale e iscritto al Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito, ritengo che nessuna risposta sia dovuta a un questionario che rischia di diventare strumento nelle mani delle solite “anime belle”, buona coscienza a buon mercato. La difesa dei diritti umani è scolpita a caratteri cubitali nella storia radicale, nel preambolo allo Statuto del PRNTT, nelle mozioni, nelle opere, nelle azioni e nell’iniziativa politica. E tra i diritti umani, aggiungo, c’è anche quello a poter partecipare ad elezioni che non si riducano a farsa. Anche il diritto a non vedere violati i propri diritti civili e politici, magari il diritto di elettorato attivo e passivo. Tra i diritti umani c’è pure il diritto storicamente acquisito alla democrazia, e a me sembra che in Italia di democrazia ce ne sia poca, davvero poca, e che piuttosto si possa parlare di democrazia reale così come un tempo ci fu il socialismo reale. Comprendo le ragioni di Amnesty, ma temo che questa iniziativa rischi di tradursi in una gara tra coloro che certo non hanno fatto della difesa dei diritti, del diritto, della democrazia, dello Stato di diritto la loro ragione sociale nel precedente quinquennio e magari sessantennio.
Il gentile intervistatore che mi ha chiamato ad un certo punto ha tra l’altro usato la parola “monitoraggio”. Con il dovuto rispetto ritengo che la storia a cui appartengo non abbia bisogno di essere monitorata e che al gioco a quiz - perché questo rischia di essere - non partecipo. Non mi va di essere “monitorato”, piuttosto penso che Amnesty farebbe bene a chiedere a tutti gli altri cosa hanno fatto rispetto alla denuncia radicale, al ripetere incessante da parte di Marco Pannella che occorre interrompere la flagranza di reato contro i diritti umani e la Costituzione. Cosa hanno fatto di fronte al monito dello stesso Pannella, che didascalico ha affermato: “le carceri sono un consistente e allarmante nucleo di nuova shoah”? Cosa ha fatto il Presidente Napolitano rispetto alla bancarotta della giustizia e al suo putrido percolato carcerario, se non essere omissivo rispetto al suo ruolo di garante? Cosa hanno fatto tutti gli altri, mentre noi denunciavamo l’Italia “Stato canaglia” incapace di rispettare la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo e la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, se non comportarsi come quelle evangeliche guide cieche che filtrano il moscerino e ingoiano il cammello? Con una punta di orgoglio dico che ho avuto l’onore negli ultimi 30 anni di potermi battere contro tutti gli ismi e di sedere al fianco dei cristiani Montagnard perseguitati dal regime Komunista vietnamita. Noi siamo quelli che da sempre si oppongono alla più bieca realpolitik, che fa passare in secondo piano la difesa dei diritti umani. Diritti che il Pr da sempre difende. Noi siamo quelli delle legalizzazioni opposte ai proibizionismi. E personalmente aggiungo che da tempo difendo il diritto di una minoranza, certo non etnica, a non dover subire una autentica opera di colonizzazione da parte dei grandi player dell’energia, sostenendo che quella invasione sta gettando i semi per futuri disastri in parte già in atto. Da tempo affermo che l’Italia è uno “Stato canaglia” in materia ambientale e quindi di tutela della salute umana, così come lo è in materia di giustizia e carceri.
No, non risponderò al questionario di Amnesty International, ma mi auguro che davvero gli amici di Amnesty vogliano e sappiano monitorare coloro che oggi, ne sono certo, diventeranno paladini della difesa dei diritti umani, ovviamente opportunamente scordandone alcuni per esaltarne altri. Magari sono quelli che si riempiono la bocca parlando della “più bella del mondo”; magari il compagno Nicky, che nel 2010 prendeva parte alla presentazione del rapporto ambiente e sicurezza dell’Ilva e che rilasciava interviste alla rivista il Ponte di proprietà della famiglia Riva. Ecco il diritto a non crepare avvelenati; magari l’art. 32 della Costituzione da rispettare. E poi, amici di Amnesty, se posso vorrei suggerirvi di leggere il dossier radicale “La Peste italiana”. A futura memoria, per dirla con Leonardo Sciascia, ovviamente se la memoria avrà un futuro.
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