Parlamento Europeo vota relazione sui diritti fondamentali nella UE esprimendo seria preoccupazione per la situazione dei detenuti

Invita gli stati membri al rispetto delle indicazioni delle sentenze CEDU e Commissione di Venezia su procedure elettorali ed esprime forte preoccupazione per la situazione della democrazia e lo stato di diritto in alcuni stati membri.
TRATTATI, GRAZIE AD EMENDAMENTI DEL GRUPPO ALDE, ANCHE GLI ARGOMENTI DEL FINE VITA, DEL RISPETTO DELLA GIURISPRUDENZA DELLA CORTE EUROPEA DEI DRITTI DELL’UOMO, DEL DIRITTO AD UNA SESSUALITA’ RESPONSABILE, DEI DIRITTI DELLE COPPIE CONVIVENTI
Roma – Bruxelles, 13 dicembre 2012. Comunicato Stampa del Partito Radicale:
Ieri, mercoledì 12 dicembre il Parlamento Europeo ha votato a stragrande maggioranza la “Relazione sui Diritti Fondamentali nell’Unione Europea 2010 e 2011” esprimendo, grazie a un emendamento proposto dal Gruppo Alde, seria preoccupazione per la situazione dei detenuti nell'Unione europea. Il testo approvato invita la Commissione, il Consiglio e gli Stati membri a presentare proposte, insieme con il Consiglio d'Europa e con il comitato per la prevenzione della tortura, volte ad assicurare che i diritti dei detenuti siano rispettati e che venga promosso il loro reinserimento nella società; chiede l'attuazione delle richieste contenute nella sua risoluzione del 15 dicembre 2011 sulle condizioni di detenzione nell'UE(29) e, in particolare, quelle riguardanti un'iniziativa legislativa sulle norme minime comuni di detenzione nell'Unione europea e l'attuazione di meccanismi di monitoraggio appropriati.
La Relazione sui Diritti Fondamentali “rammenta le sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo relative alle procedure elettorali, fondante tra l'altro sul codice di buona condotta in materia elettorale della Commissione di Venezia, ed esorta l'UE e gli Stati membri a darvi esecuzione” e, tra l’altro “esprime forte preoccupazione per la situazione della democrazia, lo Stato di diritto, il sistema di pesi e contrappesi, i mezzi di comunicazione e i diritti fondamentali in alcuni Stati membri e, in particolare, per la prassi di coloro che detengono il potere di selezionare, nominare o licenziare le persone che occupano posizioni indipendenti, ad esempio, nelle corti costituzionali, nella magistratura, nelle emittenti radiotelevisive pubbliche, negli organismi di regolamentazione dei mezzi di comunicazione e negli uffici dei difensori civici o commissari, unicamente per questioni di affiliazione politica anziché in base a competenze, esperienza e indipendenza”.
Nel testo della Relazione, tra l’altro, “si chiede il rispetto della dignità delle persone al termine della vita, in particolare garantendo che le decisioni espresse nei testamenti in vita siano riconosciute e rispettate” e “si sollecitano la Commissione e il Consiglio a creare un meccanismo volto a garantire che l'UE e i suoi Stati membri rispettino, attuino e recepiscano la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, dal momento che si tratta di una questione di interesse comune e di un obbligo connesso al rispetto dei diritti fondamentali nell'UE” e si “ribadisce la posizione in merito ai diritti alla salute sessuale e riproduttiva affermata nelle risoluzioni del 10 febbraio 2010(10), dell'8 marzo 2011(11) e del 13 marzo 2012(12) sulla parità tra donne e uomini nell'Unione europea – 2009, 2010 e 2011; esprime preoccupazione, a tale proposito, per le recenti restrizioni all'accesso ai servizi di salute sessuale e riproduttiva in alcuni Stati membri, con particolare riferimento all'aborto sicuro e legale e all'educazione sessuale, e per i tagli ai finanziamenti per la pianificazione familiare”.
Nel testo della Relazione vengono richiamati anche i diritti per le persone Lgbt(e) “si ricorda l'obbligo per gli Stati membri di dare piena attuazione alla direttiva 2004/38/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, relativa al diritto dei cittadini dell'Unione e dei loro familiari di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri, valida anche per le coppie dello stesso sesso e per i loro figli; accoglie con favore il fatto che sempre più Stati membri abbiano introdotto e/o adeguato le loro norme sulla coabitazione, sulle unioni civili e sul matrimonio per combattere le discriminazioni basate sull'orientamento sessuale subite dalle coppie di persone dello stesso sesso e dai loro figli e invita gli altri Stati membri a introdurre norme analoghe”.
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