Emma Bonino su elezioni, legge elettorale, Napolitano, Monti e l'Italia fuori dalla legalità internazionale

Nella consueta intervista settimanale a Radio Radicale la vicepresidente del Senato Emma Bonino si è soffermata sulle prossime elezioni e sulla questione della legge elettorale:
"Per noi le elezioni sono una possibilità di iniziativa politica, è questo ciò che ci ha contraddistinto da sempre. Per questo mi auguro di tenere ferma l'analisi e il percorso che stiamo conducendo, pieno di contenuto e di iniziativa, che mira a focalizzare i problemi importanti del Paese.
Quanto al dibattito tra radicali sulle primarie del centrosinistra, se non vogliamo fare infingimenti, chi si impegna per Renzi o per Bersani poi lo vota alle elezioni, vota per la coalizione. E a me non pare che noi ad oggi, abbiamo pregiudizialmente deciso di schierarci con il centrosinistra".
Un messaggio alle Camere per la legge elettorale? Sicuramente il presidente Napolitano di esternazioni ne ha fatte molte. Mi auguro che voglia essere abbastanza attento ai dettati costituzionali e alle sentenze europee dall'esimersi da questo ulteriore passo. Un conto è richiamare le Camere sulle illegalità che compiono, su quelle che facilitano, sulle loro omissioni, su questioni come quella della giustizia e delle carceri. Altro è spingere le Camere ad un'altra violazione di raccomandazioni europee.
Siamo in un Paese fuori dalla legalità internazionale, per mille ragioni, condannato sui temi più diversi, dalla legge 40 alle carceri alla lunghezza dei processi, e che continua a produrre illegalità sulla legge elettorale, come denunciamo con la durissima iniziativa di sciopero della fame di Maurizio Turco.
In questa partitocrazia colpita si muovono piccole o grandi oligarchie, in modo non solo confuso e illegale. Siamo a fine novembre. La Commissione di Venezia e una sentenza della Corte Europea dei diritti dell'uomo dicono che le leggi elettorali si cambiano almeno un anno prima. E invece la nostra peste dilaga: la Lombardia ha cambiato la legge elettorale, vedremo cosa succederà nel Lazio, il Parlamento pare voglia farlo a tutti i costi. Il tempo sembra scaduto. La legge potrebbe arrivare a dicembre, eppure la Commissione Affari Costituzionali è totalmente impantanata, ogni parlamentare parla per sé, e la sola idea che si affidi a Calderoli la mediazione di questa nuova porcata mi sembra significativa.
Fin dall'inizio ho detto che candidarsi a governare un Paese necessita di una approvazione democratica. Solo che attualmente l'Italia non vive in una situazione democratica. Non so cosa deciderà Monti -rispetto alle prossime elezioni- lo vedremo, ma date le premesse sono certa che ne vedremo di tutti i colori. E vorrei che invece di commentare giorno per giorno la cronaca spicciola, non perdessimo di vista il contesto in cui si trova questo Paese, altrimenti il rischio è quello di non cogliere più le contraddizioni, di non avere una linea di riferimento per affrontare una situazione elettorale.
Da flash d'agenzia letti a Radio Radicale.
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