Intervista di Riccardo Arena a mons. Domenico Pompili (sottosegretario e portavoce della CEI), ieri sera a Radio Carcere

Mons. Domenico Pompili

Mons. Pompili, la CEI condivide la necessità di approvare di un’amnistia, che rimedi al collasso in cui versa la giustizia del nostro Paese e che rimedi al collasso presente nelle carceri italiane?

«Dell’amnistia si va parlando da diverso tempo e più di recente la questione è stata sollevata dallo stesso Presidente della Repubblica. Senza dubbio la necessità di una amnistia si impone, per affrontare il problema del sovraffollamento nelle carceri e anche per superare le condizioni ambientali spesso insostenibili.

Lo Stato certamente deve continuare ad esercitare la giustizia garantendo il bene comune dei cittadini, a cominciare anche dalla loro sicurezza ed incolumità. Però, come ricordava il card. Bagnasco, la vita dei carcerati non è mai una vita a perdere e di qui la necessità di affrontare il nodo della giustizia, in modo tale che la pena possa assolvere al compito medicinale che le è proprio e nello stesso tempo a garantire i cittadini.

Ma, come spesso mi è dato di conoscere anche attraverso i cappellani delle carceri, le persone che sono in carcere restano degli uomini che valgono sempre di più rispetto anche alle azioni di cui si sarebbero – e si sono, molte volte – macchiati. Occorre dare la possibilità di un riscatto: così la società dimostra di essere veramente umana e di essere anche superiore a tutte le bassezze di cui si fanno purtroppo interpreti gli umani».

 

Quindi secondo la CEI è auspicabile un’intervento del Parlamento che approvi una legge di amnistia e di indulto?

«Mi pare che già da tempo – dai tempi di Giovanni Paolo II e più di recente anche attraverso le parole di Benedetto XVI a Rebibbia – questa questione sia stata interpretata adeguatamente. L’auspicio è che ci si faccia carico di questo problema, che è un problema certamente complesso, ma probabilmente non rinviabile».

Il Video dell'intervista



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