Bolognetti: Costi della politica? Meglio parlare dei costi dell'antidemocrazia e del reiterato furto di verità e legalità

Fonte Radio Laser, 7 ottobre - Nuova del Sud, 7 ottobre.
Di Maurizio Bolognetti, Direzione Radicali Italiani:
A rischio di apparire autoreferenziale, vorrei ricordare che i Radicali sono l’unica forza politica che da sempre si batte per affermare l’einaudano diritto a poter conoscere per deliberare.
E’ grazie all’iniziativa di una deputata radicale, l’on. Rita Bernardini, se per la prima volta nella storia della Repubblica gli Italiani hanno potuto avere accesso ai dati sulle collaborazioni e le consulenze della Camera dei deputati; ed è grazie ad una analoga iniziativa di Emma Bonino se altrettanto è stato fatto con le consulenze e le collaborazioni del Senato. I soggetti politici radicali pubblicano da sempre i propri bilanci, rendendoli accessibili a chiunque voglia consultarli. Da anni rendiamo nota l’anagrafe dei nostri eletti. Dal 2007 i Radicali portano avanti, unico soggetto politico in Italia, la campagna per l’istituzione dell’anagrafe pubblica delle attività degli eletti e dei nominati. Siamo stati noi ad avviare una campagna per spingere i parlamentari alla pubblicazione della loro dichiarazione dei redditi e patrimoniale. E’ grazie a Radio Radicale se per la prima volta gli Italiani hanno potuto ascoltare, senza filtri e senza veline, la voce di deputati e senatori e i congressi di tutti i partiti.
Siamo noi, e non altri, quelli che hanno da sempre posto la questione della pubblicità della vita istituzionale, dell'einaudiano "conoscere per deliberare", come elemento fondante di una vera democrazia.
In Basilicata, a partire dal 2007, abbiamo chiesto al Consiglio regionale di approvare la proposta di anagrafe degli eletti. Proposta divenuta legge regionale nel novembre 2010. Peccato che dalla proposta originaria fu eliminato il capitolo riguardante la trasparenza sugli appalti e non solo quello.
Siamo noi ad aver sollevato la questione della mancata creazione, dopo 15 anni, dell’anagrafe dei siti da bonificare. Siamo noi quelli che hanno proposto la creazione un’anagrafe pubblica della monnezza e di mettere in rete il catasto rifiuti. Siamo noi ad aver fatto esplodere lo scandalo Fenice anche attraverso le reiterate richieste rivolte all’Arpab di mettere in rete tutti i dati dei monitoraggi.
Nel denunciare il sessantennio partitocratico di metamorfosi del male, la “Peste italiana”, il tradimento del dettato costituzionale, l’antidemocrazia dilagante e l’assenza di Stato di diritto, abbiamo contestualmente proposto riforme per ridare senso, valore e significato alla parola democrazia.
Siamo noi quelli dell’abolizione del finanziamento pubblico dei partiti, quelli che negli anni ’90 hanno stravinto un referendum per l’abolizione del proporzionale e quelli che da sempre si battono per avere una legge elettorale uninominale maggioritaria anglosassone, una riforma americana delle nostre istituzioni.
Questo sistema corrotto e corruttore noi vorremmo riformarlo e avremmo voluto evitare l’ondata demagogica che rischia di travolgere tutto e tutti. Siatene certi, se questo Regime, come sembra, rischierà la sua “piazzale Loreto”, toccherà a noi salvare dalla forca qualche gerarca.
Avevamo ed abbiamo proposto le nostre alternative alla politica del “vaffa”.
Oggi si parla impropriamente di “costi della politica”, mentre dovremmo parlare dei costi dell’antidemocrazia, di uno Stato fuorilegge che non riesce a rispettare la sua propria legalità. Dovremmo parlare della “strage di leggi, di diritto, di principi costituzionali, di norme e di regole che avrebbero dovuto governare la convivenza civile della democrazia italiana”.
Dovremmo parlare di un paese in cui la Costituzione scritta è stata sostituita dalla Costituzione materiale, e di quanto tutto questo stato di cose si sia tradotto nel disfacimento che abbiamo sotto i nostri occhi.
Dovremmo parlare della negazione di fatto del diritto di elettorato passivo e a ben vedere anche del diritto di elettorato attivo, che presuppone in una democrazia la possibilità vera di poter conoscere per deliberare.
E invece nella nostra “democrazia reale” si consuma ripetutamente, costantemente, un attentato ai diritti civili e politici di un popolo che va tenuto nell’ignoranza.
Assistiamo al costante tentativo di far perdere memoria, di cancellare fatti e persone.
Chi trae giovamento da un’atmosfera che porta tanta gente ad affermare “fanno tutti schifo”, la politica è una “roba spurca”?
I “Costi della politica”? No i costi del Regime, i furti di Regime e tra questi innanzitutto il furto di verità, di democrazia, di legalità, di conoscenza, di memoria.
Viviamo in un paese dove le elezioni, il momento elettorale e di formazione delle liste non rispetta gli standard democratici internazionali. Non a caso nel 2010 denunciammo che “senza democrazia non ci sono elezioni, ma solo violente finzioni contro i diritti civili e umani”.
Una esagerazione? No, se solo andassimo ad analizzare fino in fondo il contesto in cui si sono svolte le elezioni in questi anni, con un costante precipitare nel baratro dell’antidemocrazia. L’art.49 del dettato costituzionale in questo Paese è ormai carta straccia.
E allora è comodo ed è facile urlare e sbraitare contro i “costi della politica”, magari per far credere che il problema lo risolviamo attraverso un taglio netto agli eletti. La verità è che certe soluzioni sono solo la garanzia che questo sistema sia sempre più oligarchico e governato da lobby e potentati: paradossalmente un rafforzamento della “casta” che qualcuno dice di voler abbattere. Mi spaventa, confesso, l’idea di un Consiglio regionale ridotto ad una sorta di consiglio di amministrazione e l’idea di comuni senza consiglieri comunali. Pensateci, pensate a chi sono coloro che spingono verso queste soluzioni e nel contempo non dicono una parola sulla “Peste” che ci sta consumando.
E tornando a noi, a questo lembo d’Italia chiamato Basilicata, lasciatemi dire che sono davvero stufo di certi “Tartufi”. Il livello di ipocrisia e di impostura sta davvero superando i limiti di guardia accompagnato dall’azione di qualche mazzierre manganellatore travestito da cronista.
Al Presidente del Consiglio regionale Vincenzo Folino, che sembra essere caduto dal pero e che manifesta non so quale “innocenza”, dico che certe sue dichiarazioni sono a dir poco sconcertanti.
Leggo sul sito della Regione che in relazione alle spese di segreteria e rappresentanza sostenute dai consiglieri, la lettura di alcuni documenti sarebbe concessa solo ai giornalisti che ne faranno richiesta, mentre ai comuni mortali si riserva una tabella riassuntiva.
Evidentemente il Presidente Folino non ha compreso fino in fondo la ratio che ha ispirato la proposta di anagrafe pubblica delle attività degli eletti e dei nominati.
La verità è che il gioco delle parti, finalizzato da un lato a creare inesistenti paladini della trasparenza e dall’altro a negare ai Radicali la paternità di certe lotte, è fin troppo scoperto.
Folino suoni meno la grancassa e si preoccupi di attuare integralmente e rapidamente la legge n.32/2010, magari integrandola con i commi e gli articoli espulsi due anni fa dalla competente commissione regionale. E infine, ma non ultimo, se proprio si vuole parlare di “Casta” si dia anche un’occhiata ai troppi funzionari e dirigenti regionali con stipendi a 5 zeri, anche perché - come è noto - proprio dalle fila della burocrazia regionale sono arrivati tanti consiglieri, deputati, senatori e dirigenti di partito. Tra questi anche qualche rappresentate della Sel.
Approfondimenti:
Comunicato stampa Presidente Folino
Conferenza stampa, 19 luglio 2010
Conferenza stampa, 17 luglio 2007
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