Siria/Radicali Torino: emergenza umanitaria ma anche e soprattutto politica. Mercoledì sera dibattito alla festa PD. Prosegue raccolta firme per incriminazione di Assad all’Aja

L'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) ha reso noto che sono oltre 250.000 i rifugiati siriani nei Paesi vicini.
Oggi mercoledì 12 settembre, alla Festa Provinciale del PD (Torino, Piazza d’Armi), alle ore 21, si terrà il dibattito: “Siria: la fine dei dispotismi arabi e i rischi per le nuove democrazie”, con Lapo Pistelli (Responsabile Esteri Segreteria Nazionale PD), Pietro Marcenaro (Presidente Commissione Diritti Umani Senato) e Shady Hamadi (scrittore e attivista diritti umani in Siria).
Allo stand dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta, presente alla Festa PD, sarà possibile sottoscrivere l’Appello per l’incriminazione di Assad da parte della Corte Penale Internazionale, per crimini di guerra e contro l’umanità. L’Appello puo’ essere sottoscritto online: http://www.associazioneaglietta.it/assad-allaja/
Salvatore Grizzanti (segretario Associazione Aglietta) e Giulio Manfredi (Direzione Radicali Italiani):
Di fronte all’escalation della “guerra ai civili” portata avanti con scientificità dal regime siriano, si moltiplicano le benemerite iniziative umanitarie. L’assistenza ai profughi non puo’ e non deve far dimenticare ai responsabili politici, a qualunque livello, che la mattanza in atto in Siria puo’ avere termine solamente con decisioni politiche, prima fra tutte quella di isolare il regime di Assad. Anche questa volta, pare che la storia non abbia insegnato nulla: solo nel 1999, con l’incriminazione di Milosevic da parte del Tribunale Penale Internazionale dell’Aja, l’Occidente rinnegò il dittatore serbo, che solamente un anno prima era considerato un prezioso elemento di stabilità dei Balcani. Nel 2000 Milosevic fu deposto da una sollevazione popolare. L’incriminazione di Assad da parte della Corte Penale Internazionale puo’ costituire una tappa fondamentale per l’isolamento definitivo del dittatore siriano e per una transizione non traumatica al “dopo Assad”, evitando soluzioni finali “alla Gheddafi”.
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